Benvenuti (o Bentrovati!) amici di Sarah!
Sono davvero felice che siate qui! Tra poco inizierete a camminare per le vie del Mondo della Magia insieme alla nostra novella Streghetta ed esplorerete un mondo totalmente nuovo e pieno di sorprese!
Se siete appena approdati al mio Blog, vi consiglio di cliccare sulla cronologia dei post qui a destra e cercare il Primo Capitolo: La magica Avventura di Sarah (Parte 1 di 4). Meglio cominciare dal principio, non è vero? Un'altra cosa che vi consiglio è di vedere il trailer della storia su Youtube, se non arrivate proprio da lì! Ecco il link: https://youtu.be/iA7I92f6veA
Adesso devo proprio smettere di scrivervi: non vorrei che Sarah iniziasse ad inoltrarsi in questa nuova realtà lasciandovi indietro… non è prudente che vi perdiate nel Mondo della Magia... ;-)
Buona lettura a tutti!
A note for my English-speaking friends: I'm awfully sorry I couldn't translate these first two chapters in English, too. I'm afraid I won't have much time do it. But if you speak both languages, Italian and English, and you feel like translating them for free (or maybe with a little gift from me to thank you for your kindness), please, write to me in the comments below and we'll arrange the thing. I hope to be soon able to share this adventure with you, too!
Capitolo 2.
L'Abito da Strega.
Sarah sentì i suoi piedi posarsi lievemente al suolo; i suoi tacchi sprofondare appena in quella che sembrava essere terra, coperta da un folto manto erboso.
Ancora non aveva il coraggio di aprire gli occhi: li teneva strizzati così forte che vedeva solo un nero profondo, costellato di minuscoli bagliori.
"Ah! Eccoci arrivate dall'Altra Parte!" La voce della fatina Lumilla, la sua guida nel Mondo Magico, squillava decisa e rasserenante a poca distanza da lei.
Piano piano, quasi con prudenza, Sarah iniziò ad aprire gli occhi. Si trovava in cima ad una collina verdeggiante, in una deliziosa giornata primaverile. Uccellini azzurri sfrecciavano rincorrendosi in aria, cinguettando divertiti. Ma mai divertiti quanto le piccole fate seminude che cercavano di acchiappar loro la coda, sbattendo velocissime le loro ali fatte di luce e ridendo con il suono di mille campanellini.
Davanti a Sarah, ai piedi della collina, si estendeva un villaggio dall'aria "stranamente" antica: viuzze strette si aprivano su piazze in cui commercianti vendevano frutta e verdura; case addossate le une sulle altre con tetti di legno o di paglia, ovunque un vociare vivace e un esplodere di magie colorate. Sarah non avrebbe saputo dire se si trovassero nel '500, nell'800 o all'epoca moderna, perché le caratteristiche di tutte le epoche convivevano in quel gioiellino di villaggio che sembrava uscito da una favola.
I suoi occhi brillarono di gioia e ogni timore fu spazzato via in un istante: voleva sfrecciare giù dalla collina e fare parte di quella visione. Come una bambina che corre per bagnarsi i piedini nel mare per la prima volta, Sarah iniziò a correre, richiamata da quel magnete.
"FEEEEEERMA!!" Le gridò Lumilla rimasta in cima alla collina, e la cosa buffa fu sentirsi frenata da una rete elastica fatta di filamenti argentati che uscivano dalla variopinta bacchetta della fatina. Era il terzo incantesimo che Sarah sperimentava quel giorno e non vedeva l'ora di impararne tanti!
Si voltò dondolandosi con la schiena sulla rete magica: le veniva da ridere: quella rete era una cosa assurda, incredibile, resistente e perfino comoda! Ed era stata creata dal nulla con la magia!
"Non c'è niente da ridere, signorina!" La rimproverò Lumilla. "Tu te ne vai e lasci aperto il Portale Magico! Ecco la prima cosa da imparare: NON - BISOGNA - FARLO - MAI!" Urlò a squarciagola.
In effetti Lumilla stava svolazzando proprio davanti allo stesso portale che avevano aperto in camera di Sarah, solo che adesso sembrava sorgere monolitico dal terreno, senza alcuna parete che lo reggesse. La porta di legno pregiato era chiusa e nella serratura d'argento era infilata la chiave con l'impugnatura a forma di quadrifoglio.
"Se lasci la chiave sulla porta, chiunque, anche armato di cattive intenzioni, può recitare la formula ed essere trasportato nella dimensione degli umani. Capisci quanto può essere pericoloso?"
"Uhm... scusa." Borbottò Sarah, mentre la rete magica svaniva e lei risaliva a passi pesanti il crinale della collina. Dentro di sé recriminava: "Ma quanta gente sarebbe mai capace di ricordarsi quella assurda e arzigogolata formula magica?"
Quando sfilò la chiave argentata dalla serratura, avvenne una cosa strana: la porta iniziò a rimpicciolirsi come un palloncino che si sgonfia, vorticò su se stessa e infine scomparve risucchiata nel nulla.
"Ecco." Trionfò Lumilla. "ADESSO, possiamo andare."
Il minuscolo corteo, formato da una Streghetta che non sapeva niente di magia e da una fatina che invece la sapeva lunga su tutto, si avviò deciso su di una una pista di erba calpestata. L'erba schiacciata diventava pian piano un sentiero di terra battuta e poi di sassolini bianchi, finché, una volta diventato una strada finemente lastricata, entrava nel villaggio attraverso una delle porte che ne davano accesso.
Nell'aria c'era odore di pane appena sfornato, di erba tagliata, di fiori, di costosi profumi da signora e di miele... La gente che Sarah aveva osservato dall'alto della collina, e che le era sembrata poco più grande di una manciata di pupazzetti, adesso camminava in tutte le direzioni intorno a lei: sembravano indaffarati, ma sereni: alcuni la ignoravano, altri le lanciavano qualche sguardo incuriosito, ma tutti lasciavano Sarah a bocca aperta: era il gruppo più strabiliante ed eterogeneo che avesse mai visto! Dame che sembravano illustrazioni viventi di fiabe; ambigui individui che avrebbe visto bene in un film un po' lugubre; strane creature mezze umane e mezze animali; donne e uomini giganti oppure piccolissimi; fate di ogni colore, razza e dimensione che la sfioravano passando in volo vicino alle sue orecchie. E il loro abbigliamento! Sontuosi abiti settecenteschi, semplici grembiuli da contadina, lunghi mantelli, cappelli a punta... e Leprechauni dagli occhi neri come quelli dei porcospini vestiti di tutto punto nelle loro marsine cremisi e con le scarpe dalle grandi fibbie d'oro.
Sarah fu particolarmente colpita da tre ragazze che vestivano in un modo che lei adorava: sembravano uscite da qualche catalogo giapponese di abiti gotici urbani e avevano acconciature con codini, ricci e boccoli di tutti i colori. Probabilmente Sarah doveva avere stampato in faccia una sorta di inconsapevole sorriso, perché quando le ragazze la incrociarono sulla via le restituirono il sorriso, mostrando così denti aguzzi e occhi felini. Il cuore di Sarah sobbalzò dallo spavento! "Lumilla... ma quelle ragazze erano…?"
"Sì, sono vampire." La precedette la fata. "Solitamente, non lasciamo entrare vampiri o creature pericolose nella Capitale ("Questo villaggetto è LA CAPITALE del Mondo della Magia?!" Pensò Sarah), ma quelle sono tre ragazze speciali: hanno fatto un patto di fratellanza con fate e Streghe e non ci disturbano affatto. Sono Zarasthra, Demetra e Malfina, ma le prime due preferiscono farsi chiamare chiamarsi Zoey e Demi. Adesso sbrighiamoci, abbiamo appuntamento con la Signora Tinsdale, che ti confezionerà il tuo primo abito da Strega; poi sarà la volta del Professor Calicus, grande esperto di formule magiche e pozioni e poi di Madama Basikovska che troverà la scopa volante più adatta a te. Per fortuna hanno spostato i loro negozi tutti nella stessa piazza, così non impazziremo a cercarli in giro per la Capitale."
"E capirai che fatica!" Sarah non riuscì proprio più a trattenersi. "Ma, dai, Lumilla! Non vorrai farmi davvero credere che questo paesino sia la CAPITALE del Mondo della Magia!! Sinceramente me la aspettavo più grande!"
Lumilla la guardò in tralice, abbozzando un sorriso sornione: "Hai ancora da imparare tanto sulla Magia mia cara... In questo 'paesino', come l'hai chiamato tu, c'è molto più spazio e più tempo di quanto tu possa immaginare."
Sarah non replicò. Sinceramente non aveva capito affatto il senso della risposta sibillina della fata.
"Eccoci nella Piazza Principale!" Esclamò Lumilla. "Andiamo direttamente dalla Signora Tinsdale. Ho proprio bisogno di una tazza di thé speziato come sa farne solo lei. E tu, signorina, non rimanere indietro a guardare la bancarella di quel troll: saranno sicuramente pezzi rubati, rivenduti al triplo del loro valore!"
"Accidenti... Lumilla ha gli occhi anche dietro alla testa!" Pensò Sarah. "Il troll è proprio brutto, ma vende dei gioielli favolosi...."
Marciando a tutta forza dietro a Lumilla, Sarah si accorse di un venditore che stava appoggiato allo stipite della porta del suo negozio e le guardava divertito, sorridendo sotto un grosso paio di baffi grigi. Portava dei begli occhiali rettangolari con una sottile montatura dorata e se ne stava lì a guardare la piazza, sorseggiando una bevanda calda e scura da una grande tazza.
"Lumilla? Quello chi è?"
"Ah, quello è... il giocattolaio"
"Solo 'il giocattolaio'? Ma come? Mi hai saputo dire vita, morte e miracoli di quasi tutti quelli che incrociavamo per la strada e adesso liquidi la faccenda con un semplice 'il giocattolaio' "?
"Sì, quello è 'il giocattolaio'. Non ha un altro nome. Tutti lo chiamiamo così. E' comparso misteriosamente in città una mattina di molti anni fa. Poi ogni tanto, improvvisamente come è apparso, scompare con tutto il negozio, lasciando uno spazio vuoto tra gli edifici. Ma dopo un po' torna sempre."
"Wow... sarei proprio curiosa di vedere cosa tiene nel suo negozio..."
Da lontano, arrivò forte e chiara la voce ironica del giocattolaio: "Se le interessa, signorina, in negozio tengo diversi tipi di giocattoli: dalle bambole voodoo ai giocattoli infestati da spiriti, dalle parrucche variopinte che strangolano chi non ne è il proprietario alle palle magiche 8 che predicono la morte dei tuoi nemici..."
Sarah rabbrividì: come aveva fatto a sentire cosa diceva da quella distanza?
"Lumilla! Ma che razza di tipo è? Non mi sembra il genere di Mago che lasciate entrare nella Capitale: hai sentito cosa tiene in negozio?"
Lumilla rise: "Ahahaha! Il giocattolaio è l'uomo più buono della città! Ti sta prendendo in giro, no?"
"Ahhh... per fortuna... mi sento rincuorata."
"Ma certo che ti ha presa in giro!" Rise la fatina. "Infatti quelle cose non le tiene IN NEGOZIO, ma... NEL MAGAZZINO!" E scoppiò a ridere a crepapelle, tenendosi la pancia.
"Molto spiritosa davvero..." bofonchiò la ragazza roteando gli occhi verso il cielo.
Da lontano il giocattolaio rideva tra sé e sé, sobbalzando ad ogni respiro. A Sarah ricordò un po' un pupazzo ballerino di Babbo Natale e quando lui le strizzò l'occhio, anche a lei venne da sorridere per lo scherzo che le avevano giocato.
"Oh, eccoci finalmente!" Esclamò Lumilla davanti ad una elegantissima porta bianca a vetri. "Questo è l'Atelier della Signora Tinsdale. Entriamo."
Sarah salì i pochi gradini candidi, affiancati da piccole siepi di magnifici fiori viola e ammirò anche l'insegna che pendeva da un lungo ricciolo in ferro battuto: in una delicata grafia c'era scritto: "Tinsdale" e sotto, tre disegni di bellissimi vestiti da Strega.
A Lumilla bastò toccare il pomello dorato della porta per aprirla senza fatica e rivelare in un attimo l'interno dell'atelier.
L'atmosfera dell'ampia stanza dava tutta sul bianco, sul beige e sul lilla, in perfetto stile provenzale.
Tutt'intorno erano disposti graziosi tavolini rotondi con tovaglie di pizzo e mazzetti di lavanda sistemati in piccoli vasi, impreziositi da romantici fiocchi. Sulla destra c'era una spettacolare veranda con grandi vetrate, parzialmente coperte da leggerissime tende di chiffon, che lasciavano entrare una luce bianca e confortevole. Vasi di piante amorevolmente curate e fiori delicati decoravano quella zona, che ospitava i più bei tavoli dell'atelier.... a pensarci bene, a Sarah non era sembrato di vedere una veranda così grande da fuori, ma doveva essersi sicuramente sbagliata.
Alle pareti c'erano acquerelli color oro e seppia che ritraevano dame e fate ed erano incorniciati da stucchi bianchi invecchiati ad arte e da nastri di velluto lilla. Nel centro della stanza, come a dividere l'ambiente in aree diverse, campeggiava un grande armadio bianco anch'esso in stile shabby-chic, che doveva contenere di certo tovaglie e tovaglioli, piattini e tazzine.
Non c'era dubbio che quella fosse la più bella ed accogliente sala da thé che Sarah avesse mai visto ed era proprio questo a non farle ritornare i conti: non si doveva trattare dell' atelier di una sarta? Che forse anche nel Mondo della Magia accadeva che i negozi cambiassero gestione da un giorno all'altro, come succede nel mondo normale?
"Oh, care... care! Benvenute! Avevo giusto messo a bollire l'acqua per il thé!"
Da una scala a chiocciola, in un angolo in fondo al negozio, stava scendendo una piccola, simpatica, anziana signora, che reggeva i manici di un vassoio d'argento quasi più grande di lei. Sul vassoio, un servizio da thé in porcellana limoges tintinnava allegramente.
"Signora Tinsdale, buongiorno!" La salutò cordialmente Lumilla. "Lei mi ha letto realmente nel pensiero: morivo dalla voglia del suo thé alle spezie!"
"Lo so, lo so, Lumilla cara! Lo metto sempre su quando sento che mi vieni a trovare!"
La Signora Tinsdale si diresse ad uno dei tavolini davanti all'armadio, vi posò il vassoio e iniziò ad apparecchiare per tre, senza smettere di sorridere e chiacchierare. "La graziosa signorina che è con te è la giovane Strega che stai istruendo? "
"Sì, si chiama Sarah e viene dal Mondo-Senza-Magia"
Sarah si affrettò ad entrare anche lei nella conversazione: "Sì, Signora Tinsdale, Il mio nome è Sarah Grant e sono molto felice di fare la sua conoscenza."
L'anziana Strega la guardò sorridendo bonariamente: "Ma com'è carina! Così educata! Bene bene, sono sicura che con la guida della fata Lumilla diventerai un'ottima Strega."
Sarah guardava la Signora Tinsdale versare la bevanda nelle tre tazze e zuccherarla con gesti delicati e sicuri, quasi si trattasse della cerimonia giapponese del thé. Era bassina e tondetta, vestita di bianco, beige e lavanda proprio come l'arredamento del suo negozio. Sulla testa le stava appollaiata una gran massa di capelli grigio-violetti raccolti in alto, dentro ad un grande cappello viola da Strega. Le ricordava incredibilmente una delle tre fate madrine della Bella Addormentata nel Bosco, ma non era sicura se si trattasse di Flora, Fauna o Serena.
Dopo aver versato il thé nelle tazze, la Signora sollevò la cupola dell'alzata per dolci: i muffin, i cupcakes e i macarons più belli e profumati del mondo apparvero in tutta loro golosità. Poi strizzò gli occhi in direzione di una delle ricciute sedie che circondavano il tavolino e questa si rimpicciolì, volò sul tavolo e si adagiò sulla tovaglia, dietro ad una grande tazza profumata e fumante. Un'altra strizzata d'occhi e la tazza diventò anch'essa a misura di fatina, mentre i dolcetti destinati all'amica Lumilla vennero volutamente rimpiccioliti molto meno.
La Signora Tinsdale e la fata si sedettero, intavolando subito una conversazione su un argomento che conoscevano solo loro. A Sarah non sembrò molto educato che la tagliassero fuori così, ma poco male, visto che aveva intenzione di buttarsi a capofitto su tutto quel ben di Dio (che sarebbe stato poi il suo pranzo) e prevedeva di avere le guance cariche come quelle di un criceto per un bel po'.
Stava per mettersi seduta a tavola, con l'acquolina in bocca e la pancia che gorgogliava, quando la Signora Tinsdale esclamò stupita e divertita:
"No, non ora, tesoro! Adesso tu devi entrare nell'armadio."
"Nel... nell'armadio? In... in QUESTO armadio?" rispose Sarah, sgranando tanto d'occhi e indicando incredula l'armadio delle tovaglie.
"Certo, cara." Le sorrise la paffuta Strega. "Siamo tutte qui all'Atelier con un unico scopo, no? Quello di trovarti il tuo primo, indimenticabile abito da Strega. Ah... che emozione! Il primo abito da Strega non si scorda mai! Adesso vai, scegli, prova e misurati tutti i vestiti che vuoi e quando ne trovi uno che ti piace particolarmente, torna qui e mostracelo. Sarà una cosa un po' lunga, per questo Lumilla ed io inganneremo il tempo con qualche chiacchiera, thé e pasticcini! Vero, Lumy, cara?"
"Vero! Io ho già cominciato!" E scoppiarono in una risatina complice.
Sarah si sentì come Alice al banchetto del Cappellaio Matto e della Lepre Marzolina: era una cosa da pazzi: anche se quello fosse stato un armadio per vestiti, ce ne sarebbero potuti entrare al massimo cinque o sei... la scelta non sarebbe stata poi così lunga.
Sarah afferrò i pomelli delle ante e aprì l'armadio senza guardarlo: la sua testa era ancora girata indietro verso quello che si stava perdendo: i soffici muffin, i cupcakes glassati, i macarons croccanti e le tazze che traboccavano di fragrante thé color ambra.
Sospirò. "Vabbè. Sbrighiamoci con questo abito, che ho una fame tremenda." E volse lo sguardo di nuovo verso l'armadio aperto.
La visione che ebbe la stordì come una doccia fredda. "Impossibile" fu l'unica parola che attraversò la sua testa. Poi lo sguardo corse verso le proprie mani che tenevano aperte le ante: a tutti gli effetti, quello era l'armadio delle tovaglie: non era cambiato. Dietro di lei c'erano ancora la Signora Tinsdale e Lumilla che la guardavano sorridendo. Poi, colta da un subitaneo lampo di genio, Sarah lasciò l'armadio e ci girò intorno, toccando coi palmi il retro di legno di un comunissimo mobile casalingo.
"Ahahahah! Che tenerezza vedere una giovane Strega dal Mondo-Senza-Magia confrontarsi per la prima volta con i varchi spaziali! E' un po' come vedere le buffe reazioni di un gattino alle prese con uno specchio! Non è tenera, Lumy cara?"
Lumilla rispose di sì con ampi cenni della testa, visto che aveva la bocca completamente piena di dolci.
Sarah tornò davanti al mobile aperto e vi guardò dentro ancora più allibita: davanti a sé aveva una profonda, incredibile, gigantesca cabina armadio, grande come la hall di un Grand Hotel, con colonne e pavimenti in marmo venato di rosa e maestosi lampadari di cristallo. L'arredamento principesco metteva in bella mostra centinaia di calzature di ogni forma e colore, che riempivano pareti intere. Innumerevoli vestiti di fogge diverse e di un'eleganza stregonesca pendevano da appendiabiti di lucidissimo acciaio o calzavano perfettamente stilosi manichini da sarta. E gli specchi! Erano ovunque: c'erano quelli da terra, per specchiarsi a figura intera; specchiere in cui ammirarsi con indosso meravigliosi cappelli da Strega e piccoli specchi inclinati sul pavimento per godersi la vista di deliziose scarpette o eleganti stivaletti.
Adesso Sarah stava capendo a cosa Lumilla si riferisse, quando diceva che nella Capitale c'era più spazio di quello che si poteva vedere. Probabilmente anche la veranda della Sala da thé sfruttava lo stesso principio magico: porte e luoghi che si aprivano su "sacche" di ulteriore spazio. Strabiliante.
"Su, su! Adesso entra, mia cara! Non farci attendere tutto il pomeriggio!" La esortò sorridente la Signora Tinsdale, sventolando un muffin in direzione dell'armadio.
Al primo passo, a Sarah parve una cosa folle entrare dentro ad un mobile, ma già al secondo passo si trovava in quel fantastico atelier in cui gli abiti sembravano opere d'arte illuminate da faretti dorati.
"Mamma mia, che meraviglia!" esclamò la ragazza, girandosi intorno e cercando di afferrare con un unico lungo sguardo l'immensità della sala.
"Oddio... e adesso da dove comincio? Questi vestiti sono tutti ugualmente straordinari!"
Sarah si dimenticò totalmente di aver mai avuto fame e iniziò a tirare giù dagli appendiabiti, dalle scarpiere e dalle cappelliere tutto quello che attirava la sua attenzione: un abito nero, sexy, lungo e fasciante corredato da un cappello avvolto in un morbido velo; un romantico abito rosa che sembrava la corolla di un fiore con stivaletti coordinati e allacciati da nastri di raso; uno viola, con un'ampia gorgiera color argento e una gonna formata da vari strati di pizzo... Quando credeva di aver ammassato tutti i vestiti che più le piacevano nel camerino di prova, ne vedeva altri che le piacevano ancora di più!
Gli stili erano tra i più disparati, ma ogni abito aveva il suo fascino incantato: pietre preziose a forma di drago arricchivano spille e cinture; cappelli a cono con larghe falde erano ornati da fibbie d'argento; scarpe con le punte arricciate, calze a righe, grandi colletti che terminavano con lunghi becchi, maniche ampie e svolazzanti, corsetti, intrecci, ricami, scintillii, ispirazioni tratte dall'antica Grecia, dal Medioevo, dal Rinascimento, dal Settecento, dall'Ottocento... a Sarah girava la testa! Wow!! Saltellava tra gli scaffali come Cappuccetto Rosso in un prato fiorito e ammirava tutti i vestiti, provava tutti i cappelli lanciandosi baci allo specchio, infilava i piedi in tutte le scarpe e canticchiava felice tra sé e sé... ehm... forse non se ne stava rendendo conto, ma, in realtà, stava cantando forte!
"Hai già trovato qualcosa che ti piace, tesoro?" La voce della Signora Tinsdale la richiamò indietro al piccolo varco di legno che era il passaggio attraverso l'armadio. Sarah aveva quasi dimenticato l'esistenza della porticina: era troppo presa dallo sfarzo della immensa cabina armadio!
"Sì, a dire il vero ho trovato tantissimi vestiti che mi piacciono!" Esclamò gioiosa la ragazza, facendo capolino tra le ante bianche, elegantemente consumate.
"Bene!" Riprese la Signora Tinsdale. "Allora, che ne dici di farci vedere come te ne sta uno? Io e Lumilla abbiamo ormai finito tutti i biscotti!"
"Ops! Scusate l'attesa! D'accordo. Vado ad infilarmene uno. Ma, sapete...sono tutti talmente belli che mi è stato difficile fare una scelta!"
"Oh oh oh!" Rise la Signora Tinsdale fingendo modestia. "Cara... cara! Tu mi lusinghi! Ebbene sì, sono quasi tutti modelli di mia creazione.... quattro straccetti abbastanza graziosi, in effetti... Ho adoperato le stoffe più preziose sul mercato e il design unico di ciascuno di loro mi è apparso in sogno dopo ore di meditazione sui fondi del thé più pregiato... ma, stiamo parlando di me! Oh, no, no, no, no, no! Così non va bene. Questo è il TUO giorno speciale, non il mio! Coraggio, torna là dentro e trova l'abito giusto per festeggiare!"
Con un gran sorriso, Sarah si rituffò nella grande cabina armadio, diretta verso il camerino di prova. Aveva deciso di indossare per primo il vestito rosa a forma di fiore: si sentiva romantica!
Lo sollevò con le mani e lo guardò veramente bene per la prima volta: si accorgeva solo ora che era... STRETTISSIMO!
"Oh, no....." Mugolò la ragazza, delusa. "Sarà di almeno due taglie più piccolo della mia! Che peccato... Però...dai, lo provo lo stesso, magari se trattengo il respiro... giusto per vedere come ci sarei stata."
Sarah si infilò il vestito a forma di fuchsia con contorsionismi così faticosi che quasi si stava per slogare una spalla! Ma, una volta indossato, successe qualcosa di inaspettato: tutto l'abito iniziò a vibrare, come se fosse percorso da una scossa elettrica. Sarah si guardava allo specchio, spaventata e totalmente inerme davanti a quello spettacolo. Poi, improvvisamente... PUFF! Una manica divenne più grande! La seguì subito l'altra manica: PUFF! Poi il busto, il girovita e la gonna! PUFF, PUFF... PUUUUFFFFF!! Tutto crebbe di quel paio di taglie in più per seguire perfettamente le forme della ragazza.
"Ahahahahah! La Magia è talmente divertente!!" Rise, saltando dalla felicità davanti allo specchio. "Chissà se succederà la stessa cosa per questi stivaletti numero 35...?"
Come Sarah aveva immaginato, anche gli stivaletti coi nastri si adattarono perfettamente ai suoi piedi. E il cappello, che invece le cadeva sugli occhi, si rimpicciolì fremendo, fino a raggiungere la misura perfetta per la sua testa.
Si guardò allo specchio. Non era proprio lo stile che le apparteneva, ma comunque si trovava molto carina e soprattutto... molto Magica!
"Ehm, ehm..." Attirare con grazia l'attenzione di due donne che hanno ricominciato a mangiare dolcetti non è un'impresa facile. "EHHHMMM, EEEHHMMMM!!!!" Gracchiò Sarah sulla soglia dell'armadio.
"Oh, eccoti finalmente!" Esclamò entusiasta l'anziana stilista.
"Allora? Come sto?" civettò Sarah, dondolandosi sul posto e tenendo l'orlo del vestito con la punta delle dita, facendolo svolazzare di qua e di là.
Dall'altra parte del varco, le sue interlocutrici la guardavano fisso, con un'aria seria, come in attesa dell'inizio di uno spettacolo.
"Mmmmh... direi proprio di no. Tu che ne dici Lumilla?"
"Beh, si vede chiaramente che non è quello giusto."
La delusione e la sorpresa si dipinsero sul volto di Sarah: "Ma perché? Non è carinissimo? Io trovo che mi stia molto bene.. e allora perché lo bocciate così in fretta?"
"Cara ragazza..." Le rispose seria la stilista cicciottella. "Hai notato qualcosa di magico mentre indossavi questo abito?"
"Oh, sì!! Quando l'ho provato, non era della mia taglia, mi andava stretto! Ma poi ha iniziato a tremare tutto e si è ingrandito fino ad adattarsi perfettamente a me!"
La Signora Tinsdale sospirò: "Oooohhh... tesoro... Quello è un semplice incantesimo 'Adatta-la-Taglia': lo insegnano al primo anno di Taglio e Cucito Magico! Io intendevo: hai notato qualcos'altro di PIU' magico?"
Sarah era sconcertata. Più magico di un vestito che si adatta alla persona che lo indossa? Quell'incantesimo, lo avrebbe voluto applicare lei quando c'erano i saldi in città!
"Ohhh... io...non saprei... se non era quello, allora..."
"Aspettate!" Lumilla si erse in piedi sul tavolo in tutta la sua minuscola statura . "Prova a strizzare gli occhi!"
"Ah, già già!" Le fece eco la Strega. "Prova a strizzare gli occhi!"
A Sarah parve un'idea alquanto stupida, ma visto cosa era riuscita a fare la Signora Tinsdale con due strizzatine d'occhi...
La ragazza ammiccò con decisione un paio di volte. Niente.
"Uhmmm...prova a fare una piroetta?" Niente.
"E se provasse a schioccare le dita?" "A muovere la punta del naso?" "A trattenere il respiro per 33 secondi?"
Non successe niente di niente di straordinario. E fu la stessa cosa con tutti gli abiti che aveva scelto e con gli altri 102 presenti nell'immensa cabina armadio.
Dopo due ore, Sarah era stravolta e sudata: oltre alla fatica di spogliarsi e rivestirsi per più di cento volte, le facevano male le gambe e le braccia per tutti i saltelli e i movimenti che le avevano fatto fare; aveva pronunciato formule magiche e aveva fatto smorfie di ogni tipo, ma nessun vestito aveva reagito come si aspettavano le sue spettatrici.
La delusione generale e la stanchezza erano palpabili nell'atelier, in cui non regnava più l'ordine perfetto dell'inizio: scarpe, calze, crinoline, cappelli e abiti vari erano sparsi per terra e appesi ovunque.
Sarah sedeva raggomitolata e triste sulla soglia dell'armadio: aveva indosso un sandalo alla greca e uno stivaletto rosso da Can Can, il sottogonna di tulle di un vestito (chi si ricordava più di quale?) e la propria canottierina nera.
La Signora Tinsdale aveva preso a camminare in circolo, mugugnando tra sé e sé altre possibili soluzioni a quel disastro: si era tolta il cappello e, a furia di grattarsi la testa per il nervosismo, aveva disfatto la vaporosa pettinatura a forma di gomitolo, trasformandola in un arruffato intrico di svolazzanti ciocche grigio-violette.
A Lumilla stava venendo sonno e, seduta sulla sua miniatura di sedia, aveva appoggiato braccia e testa su di un muffin a grandezza naturale, usandolo come cuscino.
Il bisbiglio strozzato che uscì improvvisamente dalla gola della Signora Tinsdale riscosse la fatina e la ragazza più di quanto avesse potuto fare un boato: "E se...se... ci fossimo SBAGLIATE?" L'anziana Strega era impallidita e i suoi occhi si erano dilatati per la paura. "E se questa fanciulla fosse una comunissima Senza-Magia che per errore avessimo prelevato dal Mondo Normale? Avremmo infranto la Legge Magica che vieta a qualunque Senza-Magia di mettere piede nella Capitale! Oohh! Oooh!! Il cielo solo sa a quali sanzioni andremmo incontro! Forse un marchio d'infamia, forse l'esilio o addirittura l'annullamento dei nostri poteri!" Adesso la Signora Tinsdale vagava come una mosca impazzita zigzagando tra i tavoli e pestando indumenti, con le mani sulle guance e lo sguardo perso in un futuro minaccioso. "Oh, cielo, cielo! Bisognerà riportarla subito nel Mondo Normale senza attirare troppo l'attenzione e poi farle un incantesimo Cancella-Memoria per eliminare dai suoi ricordi qualunque traccia della giornata di oggi! Sì, forse potrebbe funzionare… è un incantesimo complicato, ma potremmo farcela... se lei dimenticasse tutto e noi fossimo veloci e scaltre, forse il nostro errore passerebbe inosservato... potremmo tenerla nascosta qui fino a stanotte e muovendoci col favore delle tenebre...."
Sarah aveva smesso di ascoltare alla frase: "...eliminare dai suoi ricordi qualunque traccia della giornata di oggi". No... no... NO! Non poteva essere vero! Il suo meraviglioso, magico compleanno dimenticato per sempre! Un Mondo di cui sentiva di fare già parte, cancellato completamente dalla sua memoria! Non voleva perdere così tanto! Non voleva perdere la conoscenza di quello che era stata la sua nonna: una Strega, una fantastica, dolcissima, affettuosa nonna Strega: adesso sentiva il legame con lei più che mai e non poteva credere che di lì a poche ore tutto questo le sarebbe stato strappato via dalla mente! Non avrebbe mai più passeggiato per le viuzze della Capitale, non avrebbe mai più potuto fare amicizia con delle vere vampire e, meno che mai, scoprire cosa tenesse il giocattolaio nel suo misterioso negozio. Mai più... mai più... mai più...
Nessun vestito magico l' aveva riconosciuta come Strega, perciò doveva essere vero: lei non era altro che una Senza-Magia e sarebbe dovuta ritornare alla grigia e ripetitiva vita di tutti i giorni.
"ADESSO BASTA!" Urlò Lumilla cercando di sovrastare la voce dell'anziana Strega che si stava disperando in modo tutt'altro che cauto e furtivo."Peggy Tinsdale! Ti vieto di andare avanti con questa ridicola pantomima! Mettiti subito a sedere, smettila di fare la melodrammatica e stammi a sentire!"
Non c'era dubbio: Lumilla aveva il talento innato della leader: la sua voce forte e decisa che coglieva tutti alla sprovvista quando usciva da un esserino così piccolo; il suo cambiare bruscamente atteggiamento passando dal "Lei" al "tu"; la sua serietà che tradiva una vita centenaria, a dispetto delle perenni sembianze da ragazzina: tutto questo le conferiva una tale autorevolezza che chiunque si fosse trovato a prendere ordini da lei avrebbe abbassato le orecchie e avrebbe seguito la sua guida senza fiatare. E proprio così fece la Signora Tinsdale, o "Peggy": improvvisamente, la voce le si smorzò in gola, abbrancò debolmente una sedia e si trascinò di nuovo al tavolo da thé, con gli occhi spenti e un colorito che potremmo definire "argilla pallida slavata".
"Allora, Peggy cara, " continuò la fata con un registro più disteso, ma non meno marziale, "tu sei una Strega di Quarto Livello, no? Sì, vero? Bene. Col tuo lavoro ben avviato qui all'atelier e la tua vita tranquilla, non eri interessata a conseguire un attestato di un livello superiore, dico bene? Ti vedo annuire, ottimo, sei d'accordo con me. Dunque tu pensi che una Strega di OTTAVO LIVELLO possa essersi sbagliata nell'individuare una potenziale Streghetta nata all'interno della proprio famiglia?"
"Ottavo livello? Una Strega di Ottavo Livello?" incalzò la Signora Tinsdale, recuperando un po' del suo colorito rosato. "Oh, Buon Merlino, non capita tutti i giorni di sentire parlare di una Strega di Ottavo Livello! Neanche io, in tutta la mia vita posso dire di avere incontrato molte Streghe giunte fino a quel grado di capacità nella Nobile Arte della Magia Bianca, a parte la mia cara amica, ahimé scomparsa anni or sono, ma adesso cosa c'entra questo con..." Tutto ad un tratto, le guance di Peggy Tinsdale divennero paonazze, di nuovo i suoi occhi si dilatarono a dismisura - ma stavolta per la sorpresa - e le mani corsero a pigiarsi contro la bocca. "Non mi dirai che questa ragazza è…?"
"Esatto. E' Sarah Grant. La nipote di Emmeralde Caitlin Lawen."
"Oh, Sacri Dolmen millenari! Questa ragazza davvero è...? Tu davvero sei...SARAH GRANT? Oh, Cielo, Cielo, stellina! Perché non me l'hai detto subito?"
Sarah borbottò piano, sospirando: "Io gliel' ho detto appena mi sono presentata." Ma tanto, il fiume di parole di Peggy Tinsdale copriva ogni altra voce all'infuori della sua.
"Oh, Sarah, Sarah! Quanto abbiamo sentito parlare di te da Emmeralde! Ci piaceva soprattutto ascoltare la storia di quando ti sei camuffata da attaccapanni per giocare a nascondino! Quanti anni avrai avuto? Cinque? Sei? Oh oh oh! Mi vengono giù le lacrime dal ridere solo se ci ripenso!"
Soltanto Lumilla riusciva ad infilarsi tra le pause in cui la Signora Tinsdale prendeva fiato: "Ma dunque, Peggy, non avevi capito chi fosse questa ragazza finché non ti ho svelato la sua parentela stretta con Emmeralde?"
"No, tesoro caro! Ma è tutta colpa mia: lascio sempre gli occhiali in giro! Ma dove saranno mai? Se li avessi avuti avrei subito riconosciuto la nipote della mia migliore amica... ma, per tutte le Pentole Magiche... dove li avrò cacciati...?" E iniziò a tastarsi dappertutto, in modo piuttosto imbarazzante, per controllare ogni tasca del suo vestito. Poi... un gridolino! Adesso si ricordava dove li aveva riposti! Corse verso il suo cappello da Strega: lo aveva lanciato lontano poco prima, mossa da un istintivo bisogno di grattarsi la testa, sperando di aiutare nuove idee ad uscire.
Sarah vide il braccio della Signora Tinsdale tuffarsi nel cono del cappello fino alla spalla, come se fosse senza fondo e, dopo un attimo di stupore, capì subito che si trattava di un'altra magica "sacca di spazio".
"Eccoli!!!" Peggy Tinsdale sventolò in alto in segno di vittoria una custodia di raso violetto, vi tolse un paio di occhiali a gatto con una catenella d'oro e, infilandoseli con cura, si avvicinò al viso di Sarah, scrutandola attentamente.
"Sacri Dolmen! Sacri Dolmen!" Esclamò esterrefatta. "Sei la copia identica di Emmeralde a diciotto anni! Se non fosse per i capelli, chiunque potrebbe pensare che sei lei tornata a questo mondo, grazie a qualche sua strampalata pozione! Ne pensava sempre una più del diavolo, quella pazzerella!" E mentre terminava la frase, le labbra le tremarono, la voce le si incrinò e gli occhi si velarono di lacrime. Forse, fu proprio per nascondere la malinconia, che si gettò su Sarah e la strinse in un abbraccio pieno d'amore.
Quando smise di cingere le spalle di Sarah, la Signora Tinsdale sorrideva e si asciugava frettolosamente le palpebre con le nocche delle dita, come qualcuno che vuole far credere di starsi grattando un lieve pizzicorino. Il suo viso era luminoso e sereno e non c'era più alcuna traccia di dubbio, paura o malinconia: adesso sfoggiava un'aria da nostromo con una rotta ben precisa da seguire.
"Ora è tutto chiaro, piccola Sarah." Le disse afferrandole le braccia e guardandola radiosa negli occhi. "So esattamente perché nessun abito ti ha riconosciuta. Sta a vedere."
Con un balzo, la Strega tondetta scese dalla soglia dell'armadio su cui era seduta Sarah e si diresse verso una graziosa cassapanca appoggiata ad un muro e ornata a découpage con fiori e farfalle. Era apparecchiata con diversi servizi da thé, un paio di candelabri d'argento e una tovaglia di pizzo fatta a mano.
La Signora Tinsdale puntò il dito verso i vari oggetti, ordinando: "Tu, servizio di porcellana cinese, spostati sul tavolo a destra. Voi, bicchierini di Murano, andate al tavolo della veranda vicino all'ortensia. Tu e tu, candelabri fusi dai nani, volate sulla mensola accanto alla porta. Il servizio francese, sul tavolo grande, mentre quello Royal Copenhagen, sull'altra cassapanca accanto ai flute soffiati dalle fate. Tovaglia di pizzo e lino: ripiegati e infilati nel secondo cassetto del mobile in ciliegio."
Per qualche secondo l'aria fu attraversata da tazzine, bricchi, teiere, piattini, cucchiaini, zuccheriere e candelabri che sfrecciavano a tutta velocità sopra le teste delle tre donne senza neanche sfiorarsi tra di loro, in una perfetta coreografia danzante.
Sarah era ancora a naso insù e a bocca aperta, quando Peggy Tinsdale, con la mano sul lucchetto della cassapanca, chiamò lei e Lumilla: "Che ci fate ancora lì, lumacone? Venite a vedere!"
Svolazzando una e zoppicando l'altra - a causa delle scarpe di diverse altezze -, si avvicinarono circospette alla cassapanca.
"Coraggio! Non vi mangia mica! Cioè, certe cassapanche, sì, potrebbero mangiarvi, ma vi giuro che questa non è QUEL TIPO di cassapanca!" Ed emise un risolino soddisfatto.
Quando la fatina e la ragazza furono abbastanza vicine da poter vedere l'interno del mobile, la Signora Tinsdale, infilò il dito nella serratura, come se si trattasse di una chiave, lo girò e la serratura scattò. Poi, con non poco sforzo, sollevò il coperchio.
Adagiato sul fondo della cassapanca, c'era un abito amorevolmente ripiegato, che emanava un delicato profumo di gelsomino.
"Il profumo della nonna..." Sussurrò Sarah e, come se le mani le si muovessero da sole, si abbassò verso il vestito e lo sollevò con cura, dispiegandolo e rivelandone le fattezze. La seta rosso scuro frusciò al tocco di Sarah e gli inserti di una stoffa morbida a sottilissime costine bianche e nere le sembrarono soffici come nuvole. Era il più bell'abito che avesse mai visto, più bello delle centinaia di abiti che si era provata quel pomeriggio. Aveva un taglio da cocktail-party anni '50, ma era impreziosito da pizzi e merletti neri che lo rendevano elegante come un abito da sera. In due angoli della cassapanca erano stati riposti un cappello nero da Strega e un paio di scarpette. Il cappello era davvero maestoso: il cono lunghissimo si ripiegava dolcemente sulla punta e l'ampia tesa gli conferiva la stessa eleganza dei grandi cappelli di Audrey Hepburne. Le scarpette riprendevano i colori dell'abito ed erano talmente belle che sarebbe stato un peccato camminarci.
"Che ne dici? Eh? Eh?" Le chiese ridendo e battendo le mani la Strega paffuta.
"Signora Tinsdale... è davvero bellissimo.... ma io non capisco...."
"Certo, certo, bimba cara! Colpa mia, solo colpa mia!" Le rispose Peggy, che, anche se si incolpava, sfoggiava un sorriso da un'orecchio all'altro. Si arrampicò su una delle romantiche sedie dell'atelier e si sedette comoda per poter raccontare tutto a Sarah.
"Vedi, Sarah, come forse avrai già capito, questo abito apparteneva a tua nonna. Sì, sono sicura che l'avevi capito! Ho visto come ti brillavano gli occhi dall'emozione quando l'hai sollevato, e, ti assicuro, non ho visto lo stesso scintillìo per nessuno degli altri abiti dell'atelier!"
"Oh, mi scusi tanto, Signora Tinsdale! Non voglio che lei creda che i suoi abiti non siano belli, anzi, sono bellissimi, ma questo qui..."
"Ssht, ssht, cara. E' tutto a posto." La rassicurò la Strega con dolcezza. "Nessuno degli abiti dell'atelier, per quanto belli possano essere stati, ti ha riconosciuta come Strega. E tu non ti sei sentita perfettamente a tuo agio con nessuno dei vestiti che hai provato. Non è vero, piccola? Tutti bellissimi, ma... non proprio del tuo stile, dico bene?" Sarah annuì rincuorata: l'anziana sarta aveva capito tutto senza che lei lo dovesse spiegare.
"Questo accade quando c'è un vestito speciale destinato ad una altrettanto speciale Streghetta. Emmeralde mi diede l'abito del suo diciottesimo compleanno e mi disse di conservarlo per te, perché ti portasse la stessa fortuna che ha portato a lei in questo giorno importante in cui si diventa ufficialmente Streghe davanti a tutta la comunità magica! E io, come una stupida, non ti ho riconosciuta, ti ho fatto provare vestiti tutto il pomeriggio e ti ho anche trattata da pericolosa Senza-Magia! Stupida, sciocca Peggy Tinsdale!" E prese a darsi schiaffetti sulle guance cicciottelle.
Sarah era emozionata! "Quindi, questo è il primo abito da Strega che la nonna abbia mai indossato! Signora Tinsdale...tutte le Streghe regalano i loro vestiti alle figlie o alle nipoti?"
"Oh, no, carina, altrimenti io potrei chiudere bottega all'istante! Hi hi hi hi! In realtà, sono pochi i casi in cui una Strega può donare volontariamente il proprio vestito, o parti di esso. A dirla tutta, una Strega deve vegliare attentamente sui suoi indumenti magici: col tempo, infatti, parte della magia della Strega viene assorbita dall'abito e se questo viene rubato, la ladra si troverà in possesso di alcuni poteri magici della proprietaria e, capirai bene, che non tutti li userebbero nel modo migliore. Inoltre, per poter donare volontariamente degli abiti magici, si deve aver raggiunto almeno il Settimo Livello della Magica Gerarchia."
"Prima lei e Lumilla dicevate che la mia nonna era una strega di Ottavo Livello.... cosa vuol dire?"
Lumilla prese la parola, dato che era troppo tempo che taceva e non ne era assolutamente abituata: "Significa che Emmeralde era arrivata a padroneggiare la Magia quasi quanto la Famiglia Reale Magica, i cui poteri sono di Decimo Livello, il più alto in assoluto."
"Wow...." Esclamò Sarah guardando l'abito con ammirazione. "Quindi qui dentro ci sono i poteri di una Strega di Ottavo Livello?"
"No, sciocchina!!" La rimproverò Lumilla . "Questo è il primo abito magico che Emmeralde ha posseduto, quindi ci saranno poche tracce di incantesimi di primo o di secondo livello, al massimo!"
"Innanzitutto, non dare della 'sciocchina' alla nipote della mia migliore amica, Lumilla, cara!" La redarguì la Signora Tinsdale col suo nuovo atteggiamento da "sacra sacerdotessa guardiana del tesoro". "Quello che dici tu, potrebbe essere vero, ma anche falso. Sappiamo tutti della bravura e della precocità con cui Emmeralde ha dimostrato di saper usare la Magia: non mi stupirei se col suo primo abito sia riuscita ad arrivare a fare magie addirittura di Terzo Livello!"
"Wow, wow, wow! Ma è favoloso!!! Quindi questo vestito è più speciale di quelli che ho provato finora?" saltellò Sarah, tenendo il vestito stretto al petto.
"No, ecco, in realtà..." iniziò la Strega.
"Sicuramente. Ma tutti gli abiti magici..." iniziò la fata.
Si guardarono a vicenda, contrariate.
E insieme: "Le capacità degli abiti... Uff!!"
La Strega sospirò scocciata. "Va bene, parla tu, Lumilla".
"Ma no, Signora Tinsdale, spieghi pure lei. " Sbuffò la fatina, tornando a dare del "Lei" alla Strega in un modo volutamente ironico.
"Va bene. Allora lo spiego io. Sono io la Strega più anziana qui dentro, dopo tutto." Ribatté altezzosa la sarta magica, rimboccandosi con decisione le maniche della camicetta.
"Allora, piccola. Non sappiamo quali modifiche Emmeralde possa aver fatto al vestito, ma in generale, quando una Streghetta compra il suo primo vestito magico, succede qualcosa che le fa capire che quel vestito è adatto a lei. Solitamente, sente dentro una gran gioia, si vede bellissima e fortissima e può manifestare una prima magia, che è diversa da caso a caso. Ecco perché attendevamo inutilmente che qualcuno dei vestiti che hai misurato ci stupisse con un qualche 'effetto speciale' ".
"Inoltre, " la interruppe Lumilla che proprio non sopportava di essere messa da parte nel suo ruolo di insegnante, "è risaputo che tutti i vestiti magici hanno di base la capacità di proteggere la Strega dal freddo quando vola sulla sua scopa ad alta quota, ma anche di proteggerla etericamente da piccoli attacchi di magia nera."
"Ma di questo non ti devi preoccupare, Saretta!" Minimizzò Peggy Tinsdale. "Tua nonna non aveva nessun nemico che si sognasse anche lontanamente di scagliarle addosso un maleficio! Emmeralde era la ragazza più dolce, coraggiosa, divertente e altruista di tutti i Regni Magici e le persone non potevano fare a meno di amarla!"
"Ti ricordi le tre vampire che abbiamo incrociato? Zarasthra, Demetra e Malfina?" Rubò la parola Lumilla. "Appena ti hanno vista ti hanno sorriso, perché in te hanno riconosciuto la parentela con Emmeralde. Per loro è stata una amica... di VITALE importanza, oserei dire! A dire la verità tutti ti guardavano e sorridevano al ricordo di Emmeralde e dei racconti su di te che ci riportava dal Mondo-Senza-Magia."
"Insomma, mia nonna era una specie di celebrità, qui da voi!" Esclamò eccitata Sarah.
"Sì, lo puoi dire forte!" Sorrise sorniona la Signora Tinsdale, dondolando sulla sedia. "E sono sicura che ameranno anche te allo stesso modo! E poi, chissà... potresti diventare anche tu una Strega di Ottavo Livello!"
"Oh... wow... questa sì che è una responsabilità.... ecco, voglio dire… io non sono mia nonna, purtroppo... sono cresciuta nel Mondo-Senza-Magia... non vorrei che la gente di questo Mondo si aspettasse troppo da me..."
"Ha ragione, povera cara!" ("Povera cara? Ma era stata proprio Lumilla ad aver pronunciato quelle parole?) "Ha scoperto solo oggi di essere una Strega e lei, Signora Tinsdale, le vuole subito buttare addosso il fardello dell'eredità di sua nonna!" (Ah, ecco. Tutto spiegato: il battibecco con l'amica sarta non era ancora finito).
"Bando alle ciance, bando alle ciance!" Saltò giù Peggy Tinsdale coprendo con le sue esclamazioni le ultime parole di Lumilla. "Io direi che è ora che Sarah indossi l'abito che le è stato destinato!"
"Oddio. Che emozione!" Pensò Sarah. "Sto per indossare un abito che ha aspettato solo me, per tutto questo tempo! Il primo abito da Strega che ha indossato la nonna. Nonna, non mi potevi fare un regalo più bello! Grazie, grazie!!!" E iniziò a spogliarsi a tutta velocità tra i tavoli dell'atelier/sala da thé.
La stoffa morbida le accarezzava la pelle. Il profumo delicato la riportava indietro a giorni felici. Il vestito le scorreva addosso con facilità. E quando fu finalmente allacciato, non ci fu neanche bisogno di aspettare l'effetto dell'incantesimo Adatta-la-Taglia, perché sembrava cucito proprio addosso a lei.
"Che meraviglia! Che meraviglia!"Sospirò la Signora Tinsdale piena di ammirazione.
"Accidenti," la seguì a ruota Lumilla, "assomigli davvero tanto alla tua nonna."
Sarah, non vedeva l'ora di guardarsi allo specchio! Infilò di corsa le scarpette e balzò dentro all'armadio per ammirarsi in uno dei giganteschi specchi della cabina-guardaroba.
"Spettacolo..." sussurrò col cuore impazzito dall'emozione. L'abito, una volta indossato, era ancora più bello. La crinolina ampia e fluttuante, la gonna morbida, la delicatezza del modello che si sposava perfettamente con la decisione del rosso scuro, del bianco e del nero; i pizzi e i dettagli favolosi stavano quasi per far commuovere Sarah. Non si era mai vista così bella! E si sentiva improvvisamente così sicura di se stessa!
Peggy Tinsdale e Lumilla l'avevano seguita all'interno della cabina armadio e la stavano contemplando prese dall'ammirazione più sincera.
Quando Sarah le vide riflesse alle sue spalle, si voltò verso di loro e ridendo esclamò: "Ma sapete che è proprio vero? Mi vedo bellissima, come non mi è mai successo prima d'ora, e mi sento forte, non ho paura di niente! Ahahahah! A questo punto non mi stupirei se accadesse qualcosa di VERAMENTE magico!"
Aveva fatto appena in tempo a pronunciare queste parole, che dalla suola delle scarpe iniziarono ad uscire dei piccoli bagliori, come stelline dorate. Tutte e tre si misero a fissare le scarpette col fiato sospeso. Le stelline si dissolvevano in una nebbiolina dorata che circondava i piedi di Sarah. Poi, come un fuoco d'artificio, la nebbiolina iniziò a salire velocissima, scoppiettando, e circondando la ragazza in una spirale di stelle d'oro. Sarah, Lumilla e la Signora Tinsdale iniziarono a ridere e a mandare grida di gioia: stava per accadere qualcosa di magico: il vestito aveva riconosciuto Sarah come sua legittima proprietaria!
La spirale d'oro continuò a vorticare intorno a Sarah sempre più velocemente, più velocemente e ancora più velocemente, finché... i piedi della ragazza si staccarono dal pavimento e lei fu sollevata dolcemente da terra a circa mezzo metro dal pavimento! Naturalmente, a questo punto ci fu un autentico fragore di risate, grida e applausi! La spirale dorata iniziò a dissolversi: il segno magico si era avverato e tutte e tre ora si sentivano più rilassate: gli applausi si diradarono e le risate si ridimensionarono in sorrisi soddisfatti.
La spirale dorata era svanita nel nulla, ma... Sarah era rimasta sospesa a mezz'aria!
La ragazza ridacchiò: "Ehm... gente? Come faccio a scendere da quassù?"
"Non ti preoccupare, non ti preoccupare!" La rassicurò la sarta tondetta. "E' un effetto passeggero! Adesso ti tiro giù da lì." E andò a prendere una sedia su cui salire. Una volta in piedi sulla sedia, afferrò una mano di Sarah e iniziò a tirarla verso il basso, come se fosse il filo di un palloncino rimasto intrappolato contro il soffitto. Non ci fu niente da fare: ad ogni strattone Sarah fluttuava un attimo verso il basso e poi tornava su, ogni volta un pochino più in alto.
La signora Tinsdale iniziò ad agitarsi e, benché ripetesse più e più volte "Non preoccuparti!", sembrava più in ansia che mai! Lumilla invece aveva una teoria tutta sua: la magia andava vinta con la magia. Estrasse la sua bacchetta di cristallo e iniziò a scagliare incantesimi vari in direzione di Sarah. Fu l'insuccesso più completo: Sarah era come protetta da una barriera invisibile e ogni incantesimo si frantumava in mille schegge d'argento, senza riuscire a raggiungerla.
Ormai Sarah era arrivata a toccare il soffitto con la testa e guardava le sue due mentori pronunciare formule magiche, correre a prendere pozioni, provare ad unire le forze tirandole contro incantesimi incrociati, ma... tutto sembrava inutile!
Si potrebbe pensare che Sarah fosse ormai in preda al panico come loro. Niente di più lontano dal vero: si sentiva benissimo e le veniva da ridere guardando le altre due dibattersi tanto! Si sentiva forte e sicura e improvvisamente pensò: "Proviamo a camminare!" Sollevò un piede e lo mise davanti all'altro: sentiva l'aria fare resistenza sotto la suola delle scarpe come se fosse fatta di gelatina. Spinse il piede per fare il passo e.. ci riuscì! Un passo dopo l'altro iniziò a camminare per aria, affondando e risalendo come se si trovasse su un pavimento morbido!
"Ahahahahah!! E' bellissimo quassù!!!"
Lumilla la raggiunse in volo: "Pensi che stiamo giocando? Stiamo facendo di tutto per riuscire ad annientare questo effetto collaterale del vestito magico!"
"Ma non è un effetto collaterale!" Rispose divertita Sarah. "Io penso che sia un incantesimo della nonna rimasto nel vestito! Guarda!" E si rannicchiò circondando le ginocchia con le braccia. Poi, come se l'avesse sempre fatto, sentì che le bastava dire qualcosa perché si avverasse e infatti.... "Capriola!" In un batter d'occhio Sarah ruotò come una pallina sospesa in aria. Lumilla e la Signora Tinsdale, che fino a quel momento si erano urlate contro prese dall'ansia, avevano strillato incantesimi e gridato in preda al panico, tacquero all'istante. Erano lì, a bocca aperta a guardare Sarah fare la ruota, piroettare come una ballerina e camminare a testa all'ingiù coi piedi sul soffitto e la gonna che le ricadeva sulla faccia! Per Sarah molte di queste sensazioni erano familiari: da piccola si era cimentata col nuoto sincronizzato e galleggiare nell'aria non era poi così diverso! L'aria la sosteneva dolcemente, le dava la spinta quando lei lo desiderava, aveva una consistenza molle o liquida a seconda di come lei ci volesse giocare! Non si era mai divertita tanto!
"Figliola cara... capisco che può essere divertente, ma... come ti tiriamo giù da lì?" pregò la Signora Tinsdale accoratamente.
"Aspettate… io penso che basti... proviamo!" Sorrise Sarah, e annunciò decisa: "Scale Verso Il Basso!" E come se fosse una modella ad una sfilata, iniziò a scendere con grazia ed eleganza uno scalone invisibile, fatto di aria rimbalzante, finché si trovò nuovamente coi piedi saldi a terra.
"Sacri Dolmen..."Sussurrò Peggy, ammirata."Sei proprio la degna nipote di Emmeralde!"
Lumilla invece era euforica: "Ahahahahah! Chi se lo sarebbe mai aspettato da una novella Streghetta nata e cresciuta nel Mondo-Senza-Magia! Caspita! Sentivi perfettamente il vestito e lui sentiva te!"
Sarah non sapeva cosa dire! Era vero: lei e il vestito erano in perfetta armonia. Aveva un sorriso raggiante, si sentiva assolutamente a suo agio e aveva l'impressione che il futuro le avrebbe riservato tante altre fantastiche scoperte.
Tornò a guardarsi allo specchio: era davvero un abito magnifico. Assomigliava un po' ai vestiti da Lolita Giapponese che lei ammirava: infatti la versione più classica di quello stile si rifaceva spesso agli abiti degli anni '50... però, che peccato... se si fosse potuta fare qualche modifica per farlo somigliare di più a quei romantici abiti che le piacevano tanto... ma, pazienza! L'abito andava bene anche così: era un regalo della nonna e lei non lo avrebbe toccato.
"Tesoro! Saretta!" La Signora Tinsdale arrivava verso di lei con l'ampio cappello da Strega che si abbinava al vestito. "La magia è iniziata così improvvisamente, che non hai fatto in tempo a provarti il cappello!" E posandolo nelle mani di Sarah, gliele prese, commossa. "Emmeralde sarebbe stata così fiera di te, se avesse potuto vederti. Sarebbe stata felice della scelta fatta regalandoti questo abito. Sieti fatti l'uno per l'altra. Sono sicura che ti porterà tanta fortuna e felicità come è stato per tua nonna: sai... è stato con questo vestito che Emmeralde, il giorno del suo compleanno, ha conosciuto l'amore della sua vita."
"Ooohh... La nonna mi diceva sempre che aveva conosciuto il nonno in un ballo ad Halloween, ma non avevo minimamente idea che fosse stato proprio il giorno del suo diciottesimo compleanno e proprio con questo vestito!"
"Sì, è una storia molto romantica... io non ne conosco bene i particolari, ma sono sicura che Madama Basikovska te la saprà raccontare meglio di me."
"E' quella delle scope volanti." Le ricordò Lumilla, vedendo lo sguardo vacuo che aleggiava sul volto di Sarah nel sentire quel nome.
"Coraggio, indossa il cappello! Io intanto andrò a fare un'altra infornata di dolcetti: Lumilla mi ha detto che non hai pranzato: è ora di festeggiare tutte insieme!" E uscì, canticchiando e dondolando la lunga gonna violetta, in direzione della scala a chiocciola.
Lumilla rimase con Sarah davanti allo specchio: erano entrambe molto curiose di vedere come quest'ultimo particolare iconico avrebbe impreziosito ulteriormente il bellissimo abito da Strega.
Appena Sarah se lo posò sul capo, sentì qualcosa di appuntito piombarle in testa: c'era qualcosa nascosto nel cono e ora, maneggiando il cappello, si era liberato ed era caduto giù.
"Ahia!"
"Cosa c'è?" chiese Lumilla, allarmata.
"Non lo so... "rispose Sarah, "qualcosa mi è caduto in testa".
Appena la ragazza si tolse il cappello, una busta da lettere scivolò sul pavimento.
"E' solo una lettera." osservò Lumilla. "Ti deve aver colpito con un angolo".
Sarah, si piegò e la raccolse. Una lettera misteriosa. Sul lato immediatamente visibile della busta non c'era scritto niente, ma quando la Streghetta la girò, sull'altro lato vide una bella scrittura sottile e delicata che annunciava: "Da nonna Emma alla sua dolce Sarah".
Sarah cadde in ginocchio, emozionatissima: il suo primo impulso fu quello di stringere la lettera forte forte al cuore.
"Cosa c'è scritto? Di chi è quella lettera?" Chiese Lumilla cercando di svolazzare intorno alla busta per leggerne il mittente.
Sarah aprì gli occhi e una lacrima rotolò sulla sua guancia, finendo nell'angolo della sua bocca sorridente: "E'... un messaggio della nonna... per me."
Sarah strappò con cura la busta sul lato corto, facendo attenzione a non rovinare il foglio che conteneva. Le mani le tremavano: era così felice! Stava per leggere un messaggio della nonna che non aveva mai letto prima: era un po' come poter ricevere una comunicazione dall'aldilà.
Finalmente, quando ebbe dispiegato il foglio, la scrittura della nonna, bellissima, benché più tremante e incerta di come Sarah la ricordasse, le si palesò e poté far parlare Emmeralde per l'ultima volta:
"Mia Cara Sarah,
se stai leggendo questa lettera, è molto probabile che io sia già partita per il viaggio avventuroso che ci aspetta dopo la vita terrena. Se stai leggendo queste parole, avrai sicuramente già scoperto il segreto che ho tenuto nascosto per tutta la vita e che adesso condividiamo, piccola mia. Siamo Streghe. Sì, proprio come le Streghe buone delle favole che ti raccontavo quando eri piccola... chissà se te le ricordi più?"
"Me le ricordo tutte, nonna cara..." Sussurrò Sarah tra le lacrime che le scendevano giù.
"Non essere triste se non sono lì con te, se non ho fatto in tempo ad accompagnarti in questa delicata fase della tua vita: se stai leggendo questa lettera vuol dire che oggi hai compiuto diciotto anni e stai cominciando un cammino straordinario, che ti porterà a conoscere persone e luoghi fantastici. Sono sicura che avrai già conosciuto Lumilla: ti potrà sembrare burbera sulle prime..."
"Burbera? Ha scritto proprio burbera?" si lamentò Lumilla che cercava di leggere anche lei la lettera a testa all'ingiù.
"...ma ti assicuro che è l'amica più dolce, intelligente e leale che potrai mai incontrare nel Mondo Fatato. Datevi solo del tempo e sono sicura che diventerete ottime amiche.
Avrai conosciuto la Signora Tinsdale, la mia cara Peggy, compagna di tante piacevoli chiacchierate, affabile, insostituibile e una vera artista della moda magica: rassicurala che andrà tutto bene, perché tende a preoccuparsi sempre un po' troppo.
Mi dispiace tanto di non aver avuto il tempo di presentarti tre delle mie migliori amiche: Zoey, Demi e Malfina: quando le conoscerai saranno ancora bellissime e dimostreranno sempre diciotto anni come te, perché sono delle vampire. Ti suonerà strano, ma non ne devi avere paura: sono delle ragazze veramente in gamba, che vogliono cambiare in meglio i Mondi in cui viviamo: non hai idea di quante cose straordinarie accadano nel Mondo in cui hai vissuto fin'ora, nel Mondo Magico che imparerai a conoscere e negli altri Mondi che ti sono ancora sconosciuti.
Sii rispettosa col Professor Calicus e abbraccia forte da parte mia Madama Basikovska, Irina, la mia amica più fidata nei miei ultimi anni: se vorrai sapere di più su qualunque cosa, fai riferimento a lei, oltre che a Lumilla: anche Irina ti saprà essere sempre d'aiuto.
Ormai parlare o scrivere stanno diventando sempre più faticosi per me, ma sono felice di aver trovato le forze, oggi, per poterti augurare con tutto il cuore: Buon Compleanno, bimba mia! E dato che quando leggerai questa lettera non sarai certo più una bimba, ho deciso di farti un regalo adatto a questa occasione così speciale: ti regalo con tutto l'amore del mondo il vestito con cui io stessa ho festeggiato il mio diciottesimo compleanno: il giorno più magico, romantico e avventuroso della mia vita! Te lo regalo ad una condizione: fai fare alla Signora Tinsdale tutte le modifiche che vuoi per renderlo l'abito dei tuoi sogni: non tenerlo così com'è per rispetto nei miei confronti: non fare una cosa così sciocca per me! Quando io mi feci fare quest'abito dalla mamma di Peggy, era esattamente come lo desideravo e quindi anche tu, Sarah, devi avere proprio l'abito che desideri. Anche se vorrai cambiarlo completamente, sappi che la magia contenuta in esso non ne sarà influenzata: non sparirà mai, così come il mio amore per te, piccola mia.
E adesso sii felice e preparati a vivere giorni meravigliosi: sei la ragazzina più furba, intelligente e saggia che io conosca e adesso sarai una splendida diciottenne: sono sicura che diventerai la grande Strega che sei destinata ad essere!
Ti abbraccio con tutto il mio amore e ti prometto che ci incontreremo di nuovo in un Mondo che ci è ancora ignoto.
Per Sempre, la tua nonna Emma."
Sarah rimase in silenzio, inginocchiata per terra. Non se la sentiva di ripiegare la lettera perché voleva prolungare il più possibile la sensazione di stare ancora con la sua nonna. Era felice e allo stesso tempo triste. Tutta la confusione che aveva nel cuore salì su, su, su e trovò sbocco negli occhi, tramutandosi in grandi lacrime calde.
"Oh, tesoro! Tesoro, cos'è successo?" La signora Tinsdale aveva appoggiato un vassoio carico di thé e dolcetti sul tavolo di fronte all'armadio e adesso stava entrando nella maestosa sala di marmi rosa, preoccupata e con le braccia tese, pronte ad un grande abbraccio.
"Non è successo niente di grave, Signora Tinsdale." La rassicurò dolcemente Lumilla, diventata improvvisamente molto più comprensiva. "Sarah ha trovato una lettera di Emmeralde, forse la sua ultima lettera, nel cono del cappello." E dicendo così, anche a Lumilla salirono le lacrime agli occhi e dovette voltarsi per non farsi vedere.
"Ohhh, su su, Sarah. Tirati su tesoro: devi essere forte e grata come lo siamo noi per aver avuto l'onore di conoscere una persona straordinaria come tua nonna." E, benché fosse alta quasi un terzo della ragazza, per quel che poté fare, la piccola sarta cercò di issarsi un braccio di Sarah intorno alle spalle, riuscendo a raddrizzarla un po'. La Streghetta a quel punto, si rimise in piedi lentamente, asciugandosi le lacrime col dorso delle mani.
"Grazie, Signora Tinsdale, non si preoccupi, va tutto bene." Sorrise Sarah tra le ultime lacrime. "Lo diceva anche la mia nonna che lei tende a preoccuparsi troppo..." E le tese la lettera.
"Ah, diceva così?" Ribatté Peggy, scorrendo velocemente la lettera e sorridendo con un velo di malinconia negli occhi. "Ma guarda un po' quella pettegola di Emmeralde se doveva presentare una delle sue migliori amiche dicendo che mi preoccupo sempre troppo...! Però diceva anche che sono una vera artista come sarta magica!" La Signora Tinsdale aveva capito bene l'intento di Emmeralde di portare gioia nel magico compleanno della nipote! "Sai che ti dico? E' ora che ti dimostri dal vivo che non so fare solo dolcetti e thé! Su su, in piedi davanti a me e con un bel sorriso sulla faccia! E' ora di prendere un po' di misure!"
Sarah sorrise e si mise in piedi più dritta che poteva, domandandosi cosa avesse in mente l'anziana sarta.
"Per tutte le Pentole Magiche, quanto sei alta, figliola mia! Fammi andare a prendere una sedia, che è meglio!" E uscì con la camminata più comica che conosceva.
Sarah e Lumilla scoppiarono in una risata sincera e liberatoria!
La signora Tinsdale tornò un attimo dopo seguita da una sedia che svolazzava a qualche centimetro da terra: adesso che era più serena anche le magie le riuscivano meglio!
Posizionò la sedia davanti a Sarah e aprì un'anta mimetizzata in un pilastro di marmo. Ne estrasse un graziosissimo cestino da cucito, tutto pizzi e fragoline.
A quella vista, Sarah e a Lumilla trattennero a stento le risate e per la prima volta si guardarono con complicità: ma davvero quella "grande stilista" creava i suoi magici abiti con i mezzi di una sartina di campagna?
"Oh, ecco ecco... per prima cosa ci vuole il Metro a Occhio. C'è bisogno di essere precisi."
" 'A occhio' ? Fortuna che ha detto che bisogna essere precisi..." Pensò beffarda Sarah.
La Signora Tinsdale estrasse dal cestino da cucito una pallina di metallo, grande poco più di una di quelle da ping pong: "Mmm... sì, meglio un Metro a Occhio a Spirale Volante. Poi... per entrare in sintonia con i tuoi desideri, mi servono.... ma dove le ho messe? Ah, eccole: le Lenti Omniveggenti." E cavò fuori un paio di occhialoni con l'elastico dietro, simili a quelli degli aviatori, su cui erano montate lenti aggiuntive di tutti i tipi, colori e dimensioni; diverse pietre trasparenti e cristalli sfaccettati; e, infine, interruttori, rotelle, tubicini e addirittura un piccolo alambicco di vetro.
Sarah e Lumilla non ridevano più: erano gli strumenti da sarta più incredibili e bizzarri che avessero mai visto!!
"La mia Bacchetta Magica da Sarta e poi... naturalmente.... un ago!" Quest'ultimo fu l'unico utensile che suonò normale essere in un cestino da cucito!
"Allora, Sarah, sei pronta a trasformare questo vestito nell'abito più bello che tu abbia mai indossato?" chiese la Signora Tinsdale raggiante.
Sarah era ancora titubante... "Ah.. l'ha letto anche lei quel passaggio della lettera..."
"Sì, e penso che Emmeralde avesse ragione: sono curiosa di vedere la Strega che sei veramente, non un' imitazione di tua nonna!"
Sarah arrossì: non le dispiaceva affatto che le dicessero che assomigliava alla nonna, ma era la prima volta che qualcuno del Mondo Magico si concentrava proprio su di lei, sul suo parere e sui suoi desideri e la considerava importante in se stessa e non perché era la nipote di Emmeralde.
"Quindi anche lei pensa che io faccia bene a volerlo modificare un po'?"
"Assolutamente." Lo sguardo sincero e il sorriso solare di Peggy Tinsdale non ammettevano repliche.
"Oddio... Allora, va bene, facciamolo!!!"Sorrise Sarah, finalmente convinta, in mezzo ad un piccolo coro di "Siiiii!!"e applausi. "Spero solo di non rovinare il bel vestito anni '50 della nonna..."
"Questo vestito li ha già vissuti gli anni '50: è ora che veda un po' di modernità! E poi, con me come sarta è praticamente IMPOSSIBILE rovinare un abito!" E le strizzò l'occhio. "E adesso iniziamo! Prendiamo bene le tue misure!"
La Signora Tinsdale lanciò in aria la pallina di metallo, proprio al di sopra della testa di Sarah e con un delizioso tintinnìo la piccola sfera si fermò, sospesa, e si aprì a metà, svelando una decorazione interna che girava all'impazzata! Erano le tacche che segnano i millimentri e i centimetri e sembrava proprio che stesse prendendo già le misure di Sarah, con i vestiti e il cappello ancora indosso! Saliva e scedeva girandole intorno e emettendo lievi squittìì metallici.
Sarah cercava di rimanere immobile... cos'era quel "coso"??
"Ehm, Signora Tinsdale, ma non dovrebbe prendere le mie misure SENZA i vestiti addosso?"
"Non ti preoccupare, tesoro, ci pensa il Metro a Occhio a scrutare al di sotto del vestito!" E mentre finiva di dire la frase, la pallina vorticante si fermò davanti al viso di Sarah. Le tacche smisero un attimo di girare freneticamente e, al loro posto, la ragazza vide un piccolo occhio di metallo con lunghissime ciglia lucenti che la guardava incuriosito.
"Uh!!" Fece un salto indietro Sarah. "Ma questo coso... è vivo?"
"Una specie, una specie...." le rispose Peggy misteriosa, sfoggiando un sorriso sornione.
Quando il Metro a Occhio a Spirale Volante, ebbe finito di memorizzare tutte le misure che servivano, volò verso la bacchetta Magica da Sarta, che Peggy teneva a testa all'ingiù. Infatti, alla base dell'impugnatura, c'era una conca dorata, dove il Metro Volante si posò e chiuse il suo occhio dalle lunghe ciglia ricurve. Iniziò a pulsare emettendo una luce azzurrina e questa luce scendeva ad ondate lungo la Bacchetta.
"Il Metro mi sta passando tutte le informazioni sulle tue misure." Sussurrò la Signora Tinsdale per non disturbare i calcoli del Metro a Occhio.
"Ah!" Rispose la Streghetta, fingendo di aver capito il funzionamento di quell'aggeggio occhiuto.
"Bene!" Scattò la sarta, appena la luce azzurrina smise di pulsare. "Adesso, rimettiamo a posto il Metro e concentriamoci sui tuoi desideri!" Si tolse gli occhiali da vista e si infilò goffamente gli occhialoni con una mano sola - visto che nell'altra impugnava occhiali e bacchetta.
"Adesso, tocca a te, Sarah. Chiudi gli occhi e immagina come vuoi che sia il tuo abito perfetto"
"In realtà, questo mi piace molto... non vorrei modificare stoffe e colori... vorrei che fosse solo un po' più Gothic Lolita...."
"Gothic... cosa?" Si sforzò di capire la Signora Tinsdale, stringendo gli occhi, che ora, con le Lenti Omniveggenti addosso, sembravano grandi come quelli di uno strano insetto meccanico.
"Signora Tinsdale, è ora che vada a qualche corso di aggiornamento." La rimproverò Lumilla. "Lo stile Gothic Lolita è nato in Giappone: la tendenza è quella di vestire le ragazze con romantici abiti tutti nastri e pizzi, che ricordino quelli delle bambole vittoriane. Tipo... come veste Malfina!"
"Oh, Malfina, sì! Ora mi è più chiaro. Ma l'importante è che sia Sarah ad aver le idee chiare, perché le Lenti Omniveggenti, capteranno i suoi pensieri e desideri ed elaboreranno un abito il più vicino possible alla visualizzazione. Pronta, Sarah? Hai gli occhi chiusi? Sì? Inizia a pensare a come vorresti che fosse il tuo abito".
A Sarah vennero in mente decine di abiti bellissimi che aveva visto... Oddio, quale scegliere? Fiocchi, crinoline, calzature si mischiarono nella sua testa senza che lei riuscisse a decidere come applicarli all'abito della nonna.
"TUUUUUUUUU!" Improvvisamente, una piccola sirena a vapore, montata sugli occhialoni da sarta, si mise a fischiare. "Bene! Le Lenti Omniveggenti hanno capito perfettamente come vuoi modificare il vestito!"
Sarah, aprì gli occhi: "Ma come è possibile? No, senta, ci deve essere un errore! Mi faccia riprovare, perché addirittura io non avevo le idee chiare su come..."
"Ssht... ssht... ssht... tesoro. Se l'abito che hanno captato le Lenti non sarà di tuo gradimento, lo potremo sempre cambiare in un secondo momento. Ma dubito che questo avverrà: le Lenti Omniveggenti non sbagliano mai! Adesso richiudi gli occhi e continua a pensare al vestito. Stai con le braccia belle rilassate lungo i fianchi, che io prendo l'ago.
"E il filo." Pensò Sarah. "Finalmente si inizia a cucire."
Improvvisamente, la ragazza sentì un dolore acuto al dito indice della mano destra.
"Ahiii! Ma cosa....?" Appena aprì gli occhi, vide la Signora Tinsdale che stava stillando una goccia del suo sangue dentro ad una fialetta di vetro.
"Tranquilla!" Le sorrise. "Non ti sei mai punta con un ago?"
"Sì, ma... non me lo aspettavo…." Rispose imbronciata Sarah, succhiandosi la punta del dito.
La Signora Tinsdale si mise a cercare col tatto l'imboccatura dell'alambicco montato sugli occhialoni: sembrava una grossa talpa robot. Una volta trovata ci versò con attenzione la goccia di sangue estratta dal dito di Sarah.
Improvvisamente, il sistema ottico sembrò prendere vita: le lenti montate su piccoli bracci metallici, iniziarono ad avvicinarsi e allontanarsi tra loro, il sangue nell'alambicco cominciò a bollire, divenendo di tutti i colori ed emettendo vapori altrettanto variopinti. Le pietre e i cristalli scintillarono, illuminando minuscoli arcobaleni al loro interno. Le piccole ruote dentate rotearono l'una contro l'altra, mentre il comignolo della sirena fischiava a ritmo di tutta quella ginnastica meccanica.
"Bello! Molto bello davvero!" Esclamò la Signora Tinsdale, come se gli occhialoni le mandassero l'immagine del nuovo vestito direttamente sulla rètina. "Hai gusto, piccola Sarah. Io ti consiglierei di tenere presente la Scuola di Taglio e Cucito Magico! Mmm... vediamo... le maniche così... le calze così... un bustino davvero sexy: complimenti Sarah! (Sarah arrossì benché non avesse la minima idea di cosa intendeva la sarta tondetta...) Belle le riprese sulla gonna, ottima idea! I fiocchi sono perfetti posizionati lì. Davvero molto romantico! Bene. Sono sicura di aver capito tutto. Possiamo iniziare!" E schiacciò un bottone: per un attimo il moto delle Lenti Omniveggenti sembrò impazzire e poi tutto ad un tratto si fermò, in silenzio: da un tubicino rotolò giù una pietra preziosa perfettamente rotonda, che andò a cadere nell'incavo della Bacchetta da sarta.
"Siamo pronti?" Sorrise soddisfatta La Signora Tinsdale, tenendo la bacchetta come un direttore d'orchestra.
"Sììììì, siiii!!" Assicurò Lumilla facendo capriole in aria e battendo le mani.
Sarah, più preoccupata, si limitò a sgranare gli occhi e annuire con decisione.
"E allora, che lo spettacolo inizi!!!" Annunciò Peggy Tinsdale.
Sarah la vide muovere la punta della bacchetta, disegnando con una scia d'argento nell'aria davanti a lei i nuovi particolari del vestito. E mentre faceva così, ella sentì che sul vestito crescevano maniche a palloncino e lunghi guanti. La stoffa sul busto si irrigidiva diventando un corsetto e magici nastri apparsi dal nulla danzavano dentro e fuori dalle asole. Sentì la gonna accorciarsi e gonfiarsi. Le scarpe si allungavano verso l'alto, abbracciandole le gambe insieme a morbide calze parigine.
Ma per quanto si sforzasse di guardare coi suoi occhi la trasformazione, riuscì a vedere solo pochi particolari, perché era avvolta da una potentissima luce argentata che la fasciava come un grande bozzolo, da cui sarebbe uscita una farfalla.
La magia durò pochi secondi che a Sarah parvero una vita e poi, lentamente, la luce argentata iniziò ad affievolirsi proprio mentre la Signora Tinsdale annunciava: "Ecco fatto! Ora puoi guardarti allo specchio e dirmi se io, il Metro a Occhio e le Lenti Omniveggenti abbiamo sbagliato qualcosa!"
Sarah si girò emozionatissima verso lo specchio e quello che vide la riempì di gioia: era proprio l'abito dei suoi sogni! Lei stessa non avrebbe saputo descriverlo meglio! Era un perfetto mix tra le due parti della sua personalità: una più nera e cupa e l'altra più romantica e sognatrice!
Il cappello era rimasto simile a come era prima, ma adesso era impreziosito da un grande fiocco rosso scuro sul davanti. Sulle spalle svollazzavano due bretelline con morbidi volant neri e, subito sotto, si gonfiavano due maniche a palloncino di chiffon nero e trasparente. La stoffa che aveva sentito allungarsi lungo le braccia, aveva formato degli strani guanti: erano della stoffa a costine bianche e nere che lei amava tanto e terminavano sul polso con un gioco delicato di pizzi neri: erano un misto tra dei guanti e delle maniche lunghe. La sua siluohette aggraziata era stata sottolineata da un bustino "sexy", come aveva detto la Signora Tinsdale! Era anch'esso a rigoline bianche e nere, ma c'era anche la bella seta rossa a crepes che caratterizzava il vestito della nonna. Sul davanti i nastri si erano intrecciati a formare un disegno a rombi che le ricordava le decorazioni di un abito da principessa.
La gonna era formata da tre strati di stoffa: il primo, gonfio e morbido, era a costine bianche e nere e si apriva come un sipario sul livello sottostante, in cui frusciava una gonnina al ginocchio di seta rossa scura. Ad impreziosire il fronte di questa gonna c'erano due giri di una catenella d'argento che terminavano- sorpresa!- con la bella chiave che apriva il portale tra i due Mondi: appesa lì, non l'avrebbe sicuramente mai persa! L'orlo della gonna era decorato con un romantico pizzo nero e, sotto, una vaporosa crinolina formata da innumerevoli strati di tulle, faceva sì che il tutto rimanesse soffice e vaporoso come l'abito di una ballerina o di una regina o... di una bambola! Adorava le calze a righe orizzontali: erano così spiritose e le ricordavano Il Mago di Oz! Le scarpe si erano trasformate in un paio di stivaletti neri e rossi con un accattivante tacco a spillo! E poi... c'erano soffici fiocchi rossi o neri dappertutto! La facevano impazzire come se fossero stati dei gioielli!
Sarah non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio: era come impietrita.
La Signora Tinsdale e Lumilla erano perplesse: ancora Sarah non si era pronunciata sul vestito.
Peggy, preoccupata, si avvicinò: "Cara... ti piace il vestito?"
"Sarah? Ti piace?" Chiese Lumilla a sua volta.
Sarah strinse lentamente i pugni e li sollevò al di sopra della sua testa; serrò le labbra; piegò lentamente le ginocchia e poi... ESPLOSE in innumerevoli salti di gioia e risate: "Sì! sì! SIIIIIII!!!!! E' magnifico! E' perfetto! E' un sogno! E' esattamente quello che volevo! LO AMOOOOO!!!!"
La signora Tinsdale e Lumilla si guardarono sorridendo e, di fronte a quella reazione smisurata, si rassicurarono: "Sì, decisamente le piace!"
Il thé delle cinque all'Atelier Tinsdale non poteva essere più delizioso e più bizzarro: con l'aiuto della magia, Peggy aveva sfornato a velocità record dolcetti di ogni tipo, infuso tutti i thé aromatici che aveva e si era assicurata che bricchi, zuccheriere e vassoi si muovessero da soli, planando verso chi ne aveva bisogno, senza costringerlo a farlo alzare. Infatti questo semplice movimento risultava particolarmente difficile per tutte e tre le ospiti: la Signora Tinsdale, così bassina, avrebbe dovuto scendere e salire dalla sedia, affaticandosi troppo, per andare a prendere i vari vassoi che aveva sparso su almeno 5 tavoli; Lumilla, per colpa delle sue piccole dimensioni, non poteva servirsi da sola: tutto pesava troppo! Con questo incantesimo, muffins, cupcakes, macarons, krapfen al cioccolato o alla crema, teiere, tazzine e cubetti di zucchero, si rimpicciolivano automaticamente quando lei li chiamava. Sarah sarebbe stata l'unica a potersi muovere liberamente e andarsi a prendere dolcetti e bevande da sola, ma c'era un piccolo inconveniente: si divertiva talmente tanto a camminare per aria, che cibi e stoviglie la dovevano raggiungere vicino al soffitto, dove lei finalmente pranzava soddisfatta a gambe incrociate, fluttuando mollemente su e giù come lo Stregatto.
Sarah pensò che quello davvero sarebbe stato il compleanno più memorabile di tutta la sua vita.
"Tesoro," la chiamò la Signora Tinsdale, "dovresti scendere e non usare il potere dell'abito tutto in una sola volta. Per una strega principiante come te è difficile mantenere a lungo un potere contenuto in un abito magico. Ci vuole studio e allenamento. Adesso rischi di usarlo completamente per la giornata di oggi e poi dovrai aspettare altre ventiquattro ore perché tu lo possa usare di nuovo."
"Ah, non sapevo che si scaricasse come un cellulare! Vabbé, non importa: non penso che avrò bisogno di svolazzare per il resto della giornata: ma adesso mi sto divertendo troppo: tornerò giù quando il potere si sarà esaurito!"
"Va bene, cara, fa come vuoi! Sei così brava a padroneggiare questa magia che è naturale che tu la voglia conoscere e carpirne tutti i segreti esoterici." E a Lumilla, sottovoce: "E' proprio come una bambina a cui hanno regalato un giocattolo nuovo!"
"Vi sento, eh! State attente che se decido di tornare giù...!" E risero tutte e tre insieme, avevano fatto proprio comunella come delle vecchie comari.
Arrivò l'ora di lasciarsi. Come aveva anticipato la sarta paffuta, piano piano il potere scaturito dalla perfetta armonia tra Sarah e il suo abito magico si affievolì fino a svanire e la Streghetta scese dolcemente a terra come un fiocco di neve. Ci furono baci e abbracci e la Signora Tinsdale si commosse tanto, al momento del commiato, che Sarah la dovette abbracciare più volte e prometterle che sarebbe tornata a trovarla presto.
Quando Lumilla e la novella Strega uscirono dal'atelier, la luce del giorno stava diventando di un azzurro più intenso, crepuscolare. La gente riempiva ancora le strade dell'indaffaratissima Capitale, ma adesso Sarah non si sentiva più un pesce fuor d'acqua: alle persone che la guardavano faceva un grazioso inchino e loro ricambiavano sempre con un sorriso e un gentile cenno del capo, oppure con un cordiale "Buonasera!"
Era davvero bello e strano trovarsi di nuovo in mezzo alla Piazza Principale, vestita, stavolta, da vera Strega e avendo veramente sperimentato la magia! Era solo una prima, semplice magia quella di saper camminare nell'aria e aveva anche un tempo limitato, per il momento, però era pur sempre una magia e l'aveva fatta Sarah, usando il suo bellissimo abito nuovo.
Lumilla si premette le mani sulla bocca cercando di non ridere forte.
"Cosa c'è?" chiese incuriosita Sarah.
"Niente, niente!"
"No, davvero: che c'è da ridere?"
"Io te lo dico, ma non ti arrabbiare!"
"Uhmm... cercherò di non arrabbiarmi." Rispose la Streghetta aggrottando la fronte.
"Dovessi vederti come cammini impettita e tronfia! Sei così soddisfatta di te e del tuo abito nuovo, che sembri un piccione gonfio che fa la ruota! Ahahahahah!"
"Farò finta di non averti sentita!" rispose Sarah con aria di nobile sufficienza. "Invece di fare commenti inutili e privi di fondamento, perché non guardi dove si trova la porta dell' abitazione del Professor Calicus?"
Anche Sarah girava lo sguardo intorno, cercando una bella porta con magari una insegna elegante come quella dell'Atelier della Signora Tinsdale.
Ad un tratto, notò qualcosa di incredibile!
"Lumilla! Lumilla, guarda!" e la tirò vicino a sé acchiappandola per un lembo della tunichetta colorata.
"Guarda quello spazio vuoto in mezzo alla fila di case: non c'è più la bottega del giocattolaio!"
"E' vero...." osservò Lumilla. "Che ti dicevo? PUFF! Improvvisamente sparisce col negozio e tutto e chissà quando lo rivedremo la prossima volta."
"Ma cosa va a fare?"
"E chi lo sa? Dicono che sia un mago molto buono, che aiuta quelli che hanno bisogno di lui. Io, non avendo mai avuto bisogno del suo aiuto, ti so dire veramente poco sul giocattolaio."
"Aiuta chi ha bisogno di lui... allora è una specie di 'fatino padrino' o forse più... un agente segreto magico! "
"Questo dovrai chiederlo a Madama Basikovska, lei sì che... TROVATA!"
"Uhm? Trovata... cosa?"
"Sì! Ho trovato la porta del Professor Calicus! Vieni, seguimi! E' quella simile al portone di un castello, dall'altra parte della piazza!"
Sarah dovette correre per stare dietro al veloce volo della fatina e si trovò più volte a sbattere addosso alla gente che affollava la Piazza Principale, con conseguente sciornamento del suo repertorio di frasi di profonda costernazione: "Mi scusi tanto!", "Mi perdoni, sono desolata!", "Oppss... abbia pazienza, non volevo!".
Arrivata davanti al portone del Professor Calicus, Sarah stava per dirne quattro a Lumilla, che a differenza di lei, poteva svolazzare sopra le teste dei pedoni senza arrecar loro nessun fastidio. Tuttavia, raggiuntala, dovette tenere a freno la lingua, perché la fatina le fece cenno di tacere, mentre sembrava assorta davanti ad una targa di ottone, incisa con una scrittura indecifrabile.
Intanto che Lumilla si fregava il mento accigliata nel tentativo di capire lo scritto, Sarah diede un occhiata al grande portone. Era veramente immenso, a differenza della modesta porticina dell'Atelier Tinsdale: se la piazza non fosse stata così gremita da ostruire la visuale, lo si sarebbe già veduto a centinaia di metri di distanza.
Sembrava davvero un portone molto antico: il nero legno massiccio di cui era fatto era rafforzato da una grossa griglia di ferro che lo ricopriva totalmente e che era assicurata ai vetusti tronchi da pesanti chiodi che sporgevano acuminati.
Sui lati, appesi al muro in pietra, c'erano due gargoyle reggi-fiaccola e, a giudicare dal loro annerimento e da quello delle torce che sostenevano, sembrava che quel tipo di illuminazione fosse ancora perfettamente in voga anche all'epoca attuale.
"Wow, che bello questo portone! Molto pittoresco!" Esclamò Sarah, affascinata. "Mi ricorda quello di un castello al Luna Park: si chiamava 'Il Castello di Mago Merlino' e in cima troneggiava un grande pupazzo di Merlino intento a scrutare nella sua sfera di cristallo! Io il professor Calicus me lo immagino proprio così: con un alto cappello a cono decorato con preziose stelle d'oro, un'elegante tunica azzurra, una liscia barba candida, un'aria saggia e accogliente..."
"Ssht! Ma vuoi stare un po' zitta?" La interruppe bruscamente Lumilla. "Sto cercando di decifrare la parola d'ordine che ci permetterà di aprire la porta!"
"Ooooh, mi scusi 'Mademoiselle Capisco-Tutto-Io'! Non avevo idea di cosa stessi facendo, dato che non mi metti mai al corrente di niente!" Ribatté stizzita Sarah con i pugni sui fianchi.
"Uff... e va bene. Io non conosco personalmente il Professor Calicus, ma il tuo caro 'Mago Merlino in gonnella' deve essere davvero un gran rompiscatole, perché al suo portone non ha messo una maniglia o un campanello come tutti gli altri maghi sani di mente, ma ha scritto una parola d'ordine in una lingua elfica morta che solo tradotta e letta correttamente farà aprire la serratura. Soddisfatta adesso?"
"Beh, sì... adesso hai spiegato tutto, grazie." Rispose imbarazzata Sarah, pur non abbandonando il suo cipiglio principesco.
Lumilla si mise le mani nei capelli: "Accidenti, accidenti! E chi si ricorda più questa lingua? L'avrò studiata a scuola cent'anni fa!"
Sarah si avvicinò alla targa scorrendo con gli occhi quei simboli tutti pallini, riccioli e quadratini.
"Cosa sei riuscita a tradurre fino ad ora?" Chiese seria a Lumilla.
"Mah... poche parole... alcune frasi qua e là che insieme non hanno senso!"
"Dimmele. Io vado forte con le lingue: forse è la volta buona che il Latino e il Greco mi torneranno utili. Inoltre, non dimenticarti che la mia mamma ha una predisposizione straordinaria per le lingue: magari l'ho ereditata anch' io!"
Lumilla la guardò dubitante con un sopracciglio alzato.
"E dai! Ammettilo! Ti sei arenata! Alla peggio non ci riuscirò neanche io, che hai da perdere?"
Lumilla sospirò. "E va bene. Guarda... Fino a qui, mi sembra che dica: ' Voi che conoscete il valore prezioso della parola....', poi vuoto assoluto fino a '...la conoscenza vi farà camminare... sulla retta via? Sulla strada maestra? Sul sentiero sicuro?' Booooh. Non lo so. Non sono sicura di nessuna delle tre traduzioni. Il resto poi rimane fumoso per finire in bellezza con: '...e se non ci sono, potrai sempre crearle (cosa???) con la tua maestria nel dominare gli elementi.' "
"Caspita... e tu hai capito tutto questo da quell'ammasso di riccioli disordinati? Sei brava..." Commentò sinceramente ammirata Sarah.
"Macché brava..." Rispose demoralizzata Lumilla, in piedi sulla brutta testa di un gargoyle e con la schiena abbandonata contro il muro. "Io dovrei essere la tua guida, la tua insegnante, dovrei spianarti la strada nel Mondo della Magia... Ma poi mi trovo davanti una stupida targa scritta in 'antichese' e mi blocco come questa inutile statua." Lumilla batté il piede sulla testa pelata del demone di pietra. "Mi chiedo perché tua nonna riponesse tanta fiducia in me..."
"Perché sei effettivamente brava." Le rispose Sarah, con un sorriso che a Lumilla ricordò in modo impressionante quello di Emmeralde.
"Proviamo a cambiare metodo." Propose la ragazza, scrutando quelle parole arcane con aria di sfida. "Invece di cercare di tradurre tutto in una volta, scomponiamo le varie frasi. Tanto anche questa lingua avrà una punteggiatura, no? A proposito, che nome ha questa lingua antica che stiamo cercando di capire?"
"Si chiama 'Antico Elfico della Cornovaglia' ." Rispose la fatina ancora depressa.
"Allora! 'Antico Elfico della Cornovaglia'! Inizia a tremare, perché stiamo venendo ad espugnare i tuoi segreti!"
Piano piano, l'entusiasmo di Sarah riuscì a contagiare anche Lumilla: insieme isolarono periodi, individuarono frasi principali e subordinate, trovarono verbi e soggetti, risalirono a casi e complementi: il loro lavoro minuzioso, a metà tra l'archeologia e la decifrazione di un codice, diede davvero ottimi frutti!
Lumilla aveva recuperato le sue energie: "Ma sì!! Che sciocca! E' logico che questa frase dica così!"; "Il soggetto è sempre una seconda persona singolare: cancelliamo tutti i 'voi'!"; "Ora ricordo! Questa parola scritta qui vuol dire sicuramente 'sentiero': vedi come somiglia ad un ideogramma che ricorda lo stretto serpeggiare di una stradina?"
Lumilla si stava divertendo come se stesse giocando con un un rebus e Sarah pensò che "cent'anni prima" doveva essere stata la prima della classe in Lingue Antiche: la sua nonna Emma non aveva affatto sbagliato a scegliere la piccola e caparbia fata come guida.
La ragazza sorrise mentre guardava Lumilla svolazzare freneticamente davanti alla targa di ottone, tracciando con la sua mini-bacchetta le frasi che riusciva a tradurre: le parole rimanevano scritte nell'aria come piccole scie dorate.
Sarah stava ormai godendosi da un po' la varietà di individui che camminavano per la Piazza Principale, quando udì un trillo di gioia:
"Sì! Ce l'ho fatta!" La fatina stava rileggendo il suo scritto sospeso nell'aria, con la fronte imperlata di sudore, gli occhi spiritati e un sorriso stanco, ma vittorioso. "Sono sicura di aver tradotto tutto correttamente! DEVO aver tradotto tutto correttamente... altrimenti, mi toccherà chiedere aiuto al mio professore di Lingue Antiche e ti farò perdere un sacco di tempo..."
Sarah notò che la stanchezza della fatina si stava tramutando nuovamente in sfiducia.
"No, sono sicura che la tua traduzione sarà perfetta! Prova a leggerla e vediamo se il portone si apre."
"In realtà, sei tu che devi leggerla ad alta voce. Oggi è il giorno della tua iniziazione e le parole scritte qui si riferiscono ai nuovi Stregoni e Streghe. Solo tu puoi far aprire questa entrata."
"Ok, allora... vado." Sarah fece un gran respiro per iniziare a leggere lo scritto dorato che aleggiava tra lei e la targa di ottone.
"No, no! Ferma, aspetta!" La pregò improvvisamente Lumilla."Tu non conosci questo genere di portali... se uno sbaglia a decifrare lo scritto che ne è la chiave, possono rimanere chiusi per giorni, per settimane... per mesi, finché non arriva lo Stregone che lo ha posto qui come chiave e cambia lo scritto (o il calcolo o il rebus o l'indovinello) con uno nuovo, in genere più difficile del precedente! Ho pensato... Il mio professore di Lingue Antiche abita a soli cinque giorni di viaggio da qui: posso sottoporre la traduzione a lui: è così vecchio, che quando era ragazzo l'Antico Elfico della Cornovaglia era una lingua corrente! Sarà uno scherzo per lui tradurre questa targa."
"E io nel frattempo cosa faccio?"
"La cosa migliore per te, visto che ancora non sei una Strega completa, è quella di tornare nel Mondo-Senza-Magia: mi farò viva io quando avrò in mano la traduzione corretta."
"Aspetta, aspetta, aspetta! Fammi un po' capire… "Iniziò ad inalberarsi Sarah. "Tu mi vuoi dire che io dovrò aspettarti a casa per dieci giorni? DIECI? Mi hai detto che ce ne vogliono ben cinque per arrivare dal tuo professore, immagino che ce ne vogliano altri cinque per tornare! Ed io, in tutto questo tempo, dovrei tornarmene a casa come se nulla fosse e aspettarti in ansia, mentre faccio i compiti in classe, apparecchio e cucino per me e per mia zia, mentre TENTO di addormentarmi alla sera... Lumilla, sarebbe una tortura! Mi lasceresti per dieci giorni col costante pensiero di te, di dove sei, di quanto tempo ci metti… No, non si può: io mi conosco: impazzirei. Basta. Sono sicura che la tua traduzione sarà perfetta."
Sarah riprese fiato e si concentrò sulla traduzione dorata fatta da Lumilla, mentre quest'ultima, in preda all'ansia, si aggrappava con le manine ai lembi del suo berretto colorato.
La voce ferma e seria della ragazza iniziò a recitare:
"Tu che conosci il valore prezioso della parola,
che crea, che distrugge, che nasconde e che svela,
oggi diventerai il nuovo custode di antiche verità.
Apprezzerai l'arte di piegare al tuo comando ogni cosa che esiste al mondo
e riderai dell'impotenza degli stolti.
Su di loro ti ergerai come un dio: la conoscenza ti farà camminare su un sentiero glorioso.
Mille porte si apriranno davanti al tuo passo
e se non ne vedrai, potrai sempre crearne con la tua maestria nel dominare gli elementi."
La parola d'ordine era stata pronunciata.
Sarah trattenne il fiato.
Lumilla era praticamente in apnea da quando Sarah aveva iniziato a leggere.
Agli occhi di chi aspetta un segno o il rumore di un antico portone che si apre, la gente che cammina in una piazza sembra muoversi in modo surreale, lentamente, come dentro ad un'acquario.
Passarono i secondi e il portone rimaneva tenacemente serrato. Altri lunghissimi secondi e la gente nella piazza ricominciava a sembrare normale, mentre la speranza di udire il suono di una serratura che scatta pareva adesso remota e fantasiosa.
Sarah decretò la fine della sua attesa soffiando fuori l'aria dal naso e lasciando ciondolare la testa in avanti, guardando tristemente le punte luccicanti dei suoi stivaletti.
La traduzione tentata così brillantemente da Lumilla con l'aiuto della Streghetta, doveva contenere qualche errore, perché il portone non dava segno di volersi aprire.
Lumilla, poco distante, sussurrava qualcosa sottovoce, con un timbro stridulo e malinconico che diventava sempre più acuto e udibile: "... lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo, LO SAPEVO, LO SAPEVO, LO SAPEVO..."
Ad un certo punto, lo sguardo delle due si incontrò e non si poteva dire chi avesse l'aria più costernata: se Lumilla, che aveva sbagliato la traduzione, oppure Sarah, che aveva cocciutamente ignorato i dubbi della fatina.
Si stavano guardando con gli occhi spenti, chiedendosi a vicenda scusa con lo sguardo, quando improvvisamente udirono il sonoro schiocco che fa un possente chiavistello quando si apre!
I loro occhi si spalancarono dalla sorpresa e i loro cuori balzarono in gola! Quasi come se ormai si capissero ad occhiate, le due decisero di girare cautamente la testa verso il massiccio portone.
L'uscio si stava aprendo lentamente con un cigolìo rugginoso, come sospinto da una corrente d'aria.
Ce l'avevano fatta! La traduzione era corretta!
"Evviva! EVVIVA!" Le due saltarono e volarono, urlando a squarciagola per il sollievo!
Smisero solo quando si accorsero che tutta la gente che passava lì davanti si era fermata e le guardava come se fossero due pazze scatenate.
"Ehmm... scusate gli schiamazzi, sapete... lei è una neo-Strega... ed io... io sono riuscita a decifrare l'Antico Elfico della Cornovaglia! Ehmmm... vabbè... non è successo niente! Tranquilli, d'accordo, faremo meno rumore... grazie, scusate...ehmmmm... passate una buona serata....!"
Era uno spettacolo vedere Lumilla diventare paonazza per la vergogna e... SCUSARSI!! Sarah trattenne a stento una risatina!
"Bene." Fece Lumilla, incrociando le braccia al petto: in due secondi aveva già riacquistato tutta la sua alterigia! "Hai fatto proprio bene a fidarti delle mie smisurate capacità! Come hai visto sono una grande conoscitrice delle Lingue Antiche e ora, grazie a me, puoi entrare!"
"Ehm... le ricordo, 'Signorina-so-tutto-io', che senza il mio aiuto sarebbe rimasta a piagnucolare abbracciata al gargoyle!"
"Io? Piagnucolare? Abbracciata? Queste debolezze non sono nella mia natura! Ma, comunque... sì, ti riconosco una piccola parte in questa grande vittoria."
Sarah si inchinò profondamente togliendosi in segno di ironico riguardo l'ampio cappello da Strega: "Ma grazie dell'onore, Sua Maestosa Maestà!"
"Va bene, va bene! Ma adesso spicciamoci! Sarah, tu che hai pronunciato la parola d'ordine, devi entrare per prima."
Sarah appoggiò la mano sul portone e lo spinse. Era bloccato. L'apertura permetteva a malapena a una persona di scivolarci dentro, trattenendo il fiato.
"Lumilla... è normale che sia così? Non si è aperto del tutto! Abbiamo sbagliato qualcosa?"
"Io credo che sia normale." Rispose, concentrata, Lumilla. "Questi Maghi, che una volta abitavano in antichi castelli, sono molto gelosi della loro privacy e non vogliono che chiunque in strada possa vedere il ricco mobilio che adorna le loro stanze. Si dice che i loro mobili siano tutti ricoperti d'oro massiccio e le poltrone rivestite di preziosi broccati e trapunte di diamanti che valgono una fortuna!"
"Wooooow! Allora è per questo che qui dentro è così buio: per nascondere queste immense ricchezze!" Ribatté Sarah che era ormai scivolata dentro alla stanza, cercando di non fare impigliare il suo adorato vestito nei lunghi chiodi di ferro che sporgevano dall'immenso uscio.
Quando anche Lumilla fu entrata, il portone si richiuse così violentemente alle loro spalle, che il tremendo fragore fece vibrare il pavimento e i toraci delle ragazze.
Improvvisamente, le due compagne d'avventure si ritrovarono immerse nell'oscurità più assoluta e profonda.
Non si riusciva a vedere nessun mobile d'oro o poltrona tempestata di pietre preziose: c'erano solo tenebra, freddo e un' inspiegabile, pungente umidità, accompagnata da un'odore di nebbia marcia.
Quando il pizzicorino della paura stava iniziando a salire dietro al loro collo, Sarah e Lumilla scorsero due flebili fiammelle azzurre, che ardevano a destra e a sinistra di quel luogo buio: erano due torce fissate rozzamente alle pareti di un'immensa stanza che si apriva davanti a loro.
I loro occhi non erano abituati a quella fioca luce azzurrina, ma istintivamente cercarono di scorgere qualcosa: c'erano delle grosse macchie scure in fondo alla stanza, simili a delle immense porte.
"Lumilla... " Chiamò debolmente Sarah. "Io non riesco a vedere niente: adesso riapro il portone, così entrerà un po' di luce"
"Sennò possiamo anche..."
Lumilla non fece in tempo a finire la frase, perché la Streghetta si era già girata velocemente indietro e in quel buio bluastro cercava di ritrovare il grosso chiavistello per poterlo riaprire.
Illuminato da un timido scintillio azzurrognolo, il chiavistello si palesò agli occhi di Sarah e quando questa fece per allungare la mano, successe qualcosa.
L'immenso portone, che alla luce delle fiammelle sembrava blu, iniziò a coprirsi di macchie nere. Si muovevano in un caleidoscopico gioco di chiaroscuri: ora si aprivano, ora si dividevano in macchie più piccole, ora si agglomeravano in macchie grandissime; cambiavano forma velocemente e ormai ricoprivano quasi totalmente la grande porta, ma, soprattutto, sembravano spostarsi verso il basso, come mosse dalla volontà di nascondere il chiavistello.
Pensando che fosse uno strano gioco di ombre creato dalla luce delle torce, la ragazza allungò comunque la mano nella direzione che ricordava essere quella giusta.
"Ferma Sarah!" Le gridò la sua fata-guida." C'è un altro modo per fare un po' di luce: non mi chiamo 'Lumilla' per niente!"
A mezz'aria, nell'oscurità, una lucina fosforescente apparve all'improvviso: dapprima debolissima, poi sempre più nitida e radiosa: era Lumilla! Irradiava una fatata luce giallo-verde che sembrava scaturire da ogni cellula del suo corpo e attraversare, illuminandolo, ogni centimetro della sua pelle!
Adesso, le due esploratrici potevano vedere più chiaramente lo strano fenomeno che stava accadendo sulla porta.
E quello che videro le raggelò.
Le macchie nere che avevano intravisto nel buio erano... migliaia e migliaia di insetti scuri che si spostavano in branchi, camminandosi addosso alla cieca: ragni lucidi dalle lunghe zampe mobili, millepiedi che strisciavano col corpo contorto e segmentato, scarafaggi unti dalle antenne vibranti... la porta era tutto un brulicare impazzito di arti pelosi e veloci, di insetti che strisciavano e zampettavano gli uni sugli altri.
Sarah e Lumilla avevano la pelle d'oca: pareva loro di sentirsela addosso quella miriade di insetti che correvano da tutte le parti. Sarebbero rimaste lì impietrite e scioccate, se a Sarah non fosse venuto il dubbio di guardare la sua mano che quasi sfiorava il chiavistello ricoperto da uno spesso manto formicolante. Dal lì, un manipolo di esserini striscianti si sporgeva cercando di arrivarle alle dita con le antenne tremule o le mandibole viscide. Improvvisamente, la Streghetta sentì qualcosa di umidiccio sul dorso della mano: la girò e... un animale dalla corazza marrone allungata, con lunghe antenne nere e innumerevoli velocissime zampe stava rapidamente risalendo il suo polso per infilarsi dentro la sua manica!
"Aaaaaaahhhh! AAAAAAAHHHH!" Sarah lacerò il silenzio con delle urla agghiaccianti! E intanto si dimenava e si schiaffeggiava il braccio come impazzita. Lumilla, che non aveva visto l'insetto sul braccio della ragazza, ma che teneva un urlo in gola da quando aveva capito cosa fossero quelle macchie nere, si spaventò ancora di più quando Sarah cominciò a scuotersi tutta e a gridare, così anche lei iniziò ad urlare a squarciagola!
Le urla delle due ragazze rimbombarono echeggiando in tutte le direzioni, riempiendo l'aria che fino a quel momento era stata immobile e silenziosa.
Saltellando e girandosi intorno, Sarah si allontanò dalla porta, finché non andò a finire con i piedi in una pozzanghera fangosa. L'insetto era caduto a terra e, adesso che la Streghetta si era allontanata dall'uscita, stava velocemente raggiungendo il branco: gli animali si stavano ritirando, sparendo completamente nelle molte fessure della immensa porta di legno.
"Brrrrrrrrr!!!!!" Disse ad alta voce Sarah, scossa da un brivido di nausea e di rabbia. "E' evidente che chiunque abiti questo posto orribile, non voglia che si ritorni indietro, una volta entrati... ma perché non mettere semplicemente un cartello BEN ILLUMINATO con su scritto: 'VIETATO USCIRE DA QUESTA PORTA?' "
"Perché è matto!" Ribatté Lumilla furibonda e spaventata. "Prima ci fa venire un colpo con una traduzione impossibile, poi ci fa aggredire da ragni e scolopendre! E ti ricordi il passaggio della parola d'ordine: 'Ti ergerai come un dio sugli stolti che non conoscono l'arte di dominare gli elementi'? E' un pazzo mitomane con manie di grandezza!!"
"Assolutamente sì." Concordò tristemente Sarah, uscendo dalla pozzanghera e scrollandosi acqua putrida e fango dagli stivali. "Non credo che vedremo mobili preziosi e cappelli con stelle d'oro, vero Lumilla?"
"Non credo proprio. " Rispose la fatina, demoralizzata. "Guardati intorno."
Alla luce fluorescente emanata da Lumilla, si riusciva a vedere bene cosa fosse lo stanzone in cui erano entrate. Era una grande, alta e immensa caverna vuota.
Tutt'intorno a loro c'era solo roccia gelida e umida. Il pavimento era di terra battuta, costellato qua e là da pozzanghere piccole e grandi che emanavano una nebbiolina fredda e malsana. Dentro ad una di queste pozze c'era un grosso topo morto in avanzato stato di decomposizione.
Sarah si chiuse con le mani naso e bocca: "Mio dio, che orrore..."
Davanti a loro si ergevano quattro altissime spaccature nella roccia che corrispondevano ad altrettanti tunnel spaventosamente lunghi e bui. Erano le quattro "porte" che avevano intravisto nell'ombra.
"Immagino che dovremmo decidere quale tunnel percorrere." Concluse a malincuore Sarah. "Ma quale scegliere? ... Lumilla?"
La fatina fluttuava inorridita poco lontano dalla giovane Strega. Per una fata dei boschi, abituata a prati aperti e profumati, colorati da mille varietà di fiori, al sole che ti coccola di giorno e alla luna che ti accarezza di notte, quella doveva essere una situazione da incubo. Sentendosi chiamata, guardò Sarah senza fiatare e, stringendosi nelle spalle, scosse velocemente il capo facendole capire che non aveva la benché minima idea.
Sarah iniziò a camminare davanti alle aperture, cercando di saltare le pozzanghere: come avrebbe voluto, in quel momento, non aver usato tutto il potere del suo abito!
Si affacciò a ciascun varco chiamando: "Ehi! C'è nessunooooo?", ma ogni volta, le uniche cose che le rispondevano erano misteriosi stridii lontani e l'eco della propria voce.
Che fossero in trappola? Poteva un insegnante di Alchimia e Formule Magiche essere anche un pericoloso assassino?
"Ma su, su! Cosa vado a pensare? Questo deve essere un mago fissato con le prove di sapienza e di coraggio... prima la traduzione, poi il buio, gli insetti e infine la scelta della porta.... non possono essere tutte uguali. Sono sicura che c'è un indizio per farci capire qual'è la strada giusta da imboccare..."
Mentre pensava così, i suoi occhi scorrevano le rocce in cerca di un segno, di un simbolo, di un'incisione... ma non c'era nulla. Ricominciò a camminare avanti e indietro, con un senso di ansia e claustrofobia crescenti. Provò a toccare tutte le rocce che le parevano sporgenti o strane, tentando di vedere se fossero delle chiavi, delle maniglie camuffate, dei bottoni magici ... ma nulla: erano solo rocce viscide abitate da vermiciattoli bianchi.
"Uff...." Sarah sbuffò, rilasciando le spalle in avanti e facendo ciondolare la testa, come faceva tutte le volte che era davvero esausta. Lo sguardo ora era basso e, vagando derelitto, contava distrattamente vermi e lombrichi che affioravano dalle pozzanghere. "Che schifo... vermi ovunque. Almeno questi non ti saltano addosso... Guarda quello là... è da secoli che se ne sta steso all'imboccatura del secondo tunnel... bleah! Proprio un buon motivo per NON sceglierlo! Guarda quant'è lungo... se dentro ci sono altri suoi compagni, non vorrei mai trovarmici in mezzo!! Bleah!! Brrrrr!!!" E un brivido la scosse vistosamente, facendole venire la pelle d'oca.
Ad un tratto... un'intuizione.
Cosa aveva appena detto? C'era un verme che NON si muoveva? Come era possibile, in quel posto dove tutto sembrava brulicare? Non pareva morto o sarebbe imputridito come il topo... E poi... era lungo, lunghissimo... ma QUANTO lungo esattamente? L'altra estremità del suo corpo si perdeva nel buio del tunnel...
Sarah gli si avvicinò cautamente. Con la punta del suo stivaletto lo toccò malvolentieri per suscitare una qualche reazione dall'animale. Strano. Non era molle come si aspettava e l'estremità della cosa che aveva toccato era rimasta nella posizione in cui l'aveva spostata Sarah.
Un dubbio, una speranza. si fecero strada nella mente e nel cuore della Streghetta: "Arianna..." sussurrò, sorridendo tra sé e sé.
"Lumilla! Lumilla, per favore, avvicinati di più da questa parte: mi devi illuminare una cosa!"
La fatina si avvicinò controvoglia. Era stata zitta e rabbuiata per tutto il tempo e questo insolito comportamento aveva spinto Sarah a lasciarla in pace. Ma adesso aveva proprio bisogno della sua magica luminescenza.
"Ti prego, illuminami quanto più lontano possibile l'interno di questo tunnel: soprattutto per terra."
La luce fatata rischiarò un bel tratto del secondo tunnel, rivelando ciò che Sarah sperava: non si trattava di un lungo invertebrato, ma di una piccola e lunghissima corda, che sembrava tracciare una direzione, proprio come il filo di Arianna nel labirinto del Minotauro.
"Sì! Trovato! Lumilla! Dobbiamo seguire questo cordino: sono sicura che ci porterà dal Professor Calicus!"
"Dobbiamo... seguire questa cordicina disgustosa, tutta incrostata di fango e di peli sporchi e attorcigliati?"
"Sì, lo so che non è bella da vedere, ma penso che sia un indizio messo qui apposta per noi."
Sarah fece un passo all'interno del tunnel e Lumilla le volò subito accanto, appena sopra la spalla. Un altro passo e il rumore dei tacchi di Sarah echeggiò come il suono di cento massi gettati in una voragine. Di nuovo quegli stridii scomposti e minacciosi....
Sarah pensò che era proprio fortunata ad avere Lumilla accanto a sé: una fata coraggiosa, che conosceva il Mondo della Magia e che poteva far luce lungo il loro cammino.
"Sarah...?" Le sussurrò la fata all'orecchio.
"Sì, che c'è, Lumilla?"
"Ti dispiace se mi metto seduta sulla tua spalla? Usare la mia energia vitale per generare luce stanca tantissimo le mie ali..."
Sarah la scrutò scettica: un altro scherzetto della fatina per prenderla in giro?
"Va bene, Lumilla. Siediti pure"
"E... Sarah?"
"Sì, dimmi pure, Lumilla."
"Posso stringere un tuo dito?"
Ma dove voleva andare a parare quella fatina dispettosa? Stavolta Sarah girò la testa per guardarla bene in faccia e capire che razza di scherzo avesse in mente. Invece, inaspettatamente, la vide che tremava, pallida, e la guardava con grandi occhi umidi.
"Ho paura..."
Di fronte a quella rivelazione così fragile e sincera, Sarah capì che stavolta era la fata ad aver bisogno di qualcuno su cui contare. Sollevò l'indice della mano sinistra e sentì le minuscole manine di Lumilla stringere delicatamente il suo dito.
Sarah piegò dolcemente il capo verso la fatina e le confessò sottovoce: "Anche io ho paura, Lumilla. Anche io."
Lumilla abbracciò il dito di Sarah e le due amiche cominciarono ad inoltrarsi nel profondo tunnel oscuro, carico di mistero.
Un nuovo capitolo è terminato e nuova avventura sta avendo inizio! Cosa troveranno Lumilla e Sarah in queste spaventose caverne? E chi è VERAMENTE il Professor Calicus?
Continuate a seguirmi e vivrete insieme alle nostre protagoniste impensabili colpi di scena!
Spero che vi siate divertiti e che commenterete qui sotto, scrivendo tutte le vostre impressioni: CI TENGO TANTISSIMO!
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Un abbraccio grande!