martedì 8 marzo 2016

La magica avventura di Sarah (Parte 1 di 4)

Cari amici e followers, 
Benvenuti in un viaggio che vi porterà indietro nel tempo, quando ancora credevate nella magia e tutto intorno a voi era fantastico e misterioso!

Questo racconto in quattro capitoli me l'ha ispirato la mia OOAK Sarah: Little Magical Witch.
Tutte le mie OOAK nascono con una propria anima e io raramente riesco a decidere che espressione avranno sul viso o come vorranno essere chiamate. Ciascuna di loro viene alla luce con una storia da raccontare, proprio come se arrivassero a me da una dimensione fatata e con una valigia piena di sogni, tutti da raccontare.
La mia amica Sara, che ha adottato la streghetta Sarah (erano fatte l'una per l'altra, già si capiva dai loro nomi!), ha aspettato tanto questo racconto, che ho avuto in mente durante tutto il processo creativo di customizzazione.
Altri impegni e distrazioni mi hanno impedito di condividerlo subito con lei, perciò ora glielo dedico di cuore, scusandomi per la lunga attesa! 
Spero che tutti voi vi divertiate a leggerlo e al termine del racconto potrete vedere come è diventata la OOAK completa, col suo vestito ed accessori.
Sarei davvero felice se commentaste questo primo capitolo qui sotto, perché la vostra partecipazione è fondamentale per mantenere viva la magia del Macinino Magico! 
A tutti voi: buona lettura!


Capitolo 1. 
Un incredibile Compleanno.


"In fondo è un giorno come tanti altri." Pensò Sarah rientrando a casa da scuola. "Infatti la zia è ancora fuori a fare la spesa... io muoio di fame e si pranzerà alle 3, proprio come tutti gli altri giorni"

Sarah, scosse i lunghi capelli che aveva tinto di rosso acceso, con audaci ciocche nere qua e là.
Sul tavolo c'era la solita pila di lettere che la zia aveva ritirato mentre lei era a scuola. La ragazza prese automaticamente le buste e iniziò a sfogliarle.
"Bolletta, bolletta, pubblicità... la posta del tipo che ha il nostro stesso cognome e che più tardi gli devo portare... tutto proprio come in un giorno qualunque."

Sarah aggrottò la fronte e arricciò la bocca: sembrava proprio che la sua faccia volesse piangere. Ma lei non voleva dare a nessuno questa soddisfazione. No, non voleva dimostrarsi una bambina il giorno stesso del suo 18esimo compleanno, anche se il mondo pareva essersi dimenticato di lei proprio in una data così importante!
A scuola, nessuno se ne era ricordato. Cosa doveva fare per farglielo ricordare? Mica poteva andare in giro con un'insegna al neon sopra la testa che lampeggiava: "Oggi Sarah compie 18 anni! Diventa grande! Fatele tutti gli auguri e ricordatele come è bello che lei sia nata su questa Terra!"
La sua migliore amica era all'ospedale con la mononucleosi e di certo aveva altri pensieri per la testa che non il suo compleanno.
La zia, la mattina presto, era appena rientrata dal suo turno di notte e Sarah l'aveva sentita russare dolcemente, finalmente a casa dopo ore di duro lavoro. Non poteva certo biasimarla se non le aveva lasciato neanche un bigliettino di Buon Compleanno. Già era tanto che con quella stanchezza avesse trovato la strada di casa. Perché quella non era casa sua. Era la casa dove Sarah abitava coi suoi genitori.
"Coi suoi genitori" era ormai diventato più un modo di dire. La mamma e il papà erano entrambi archeologi piuttosto famosi e avevano scritto anche qualche libro di successo. Sarah era fiera di loro e loro le volevano un gran bene; solo che, praticamente... non c'erano mai. La maggior parte dei suoi compleanni, Sarah l'aveva passata stringendo tra le dita una cartolina dei genitori che le mandavano auguri e baci ora dal Perù, ora dalla Mongolia, ora dall'India... ma... eccola! Proprio lì, tra la busta dalla Banca e quella dell'Erboristeria che pubblicizzava i saldi: una immagine delle Piramidi sul davanti e dietro la calligrafia svolazzante della mamma: "Tanti auguri alla nostra piccola Sarah, che sta diventando una donna! Buon diciottesimo compleanno! Speriamo che questa cartolina ti arrivi in tempo. Quando torneremo faremo una festa memorabile. Tanti baci da Mamma e Papà."
"Sì, certo. " Pensò Sarah, lasciando cadere il pesante zaino lungo il corridoio, quasi davanti alla porta della sua camera, "Ma intanto non siete qui. E non sapete neanche usare Skype."
A quel punto, non sapeva se sentirsi più triste o più arrabbiata.


Certo che... quando c'era Lei, tutto era molto più bello. Veniva Lei a farle da baby-sitter quando i suoi genitori erano in viaggio. Lei conosceva un mucchio di giochi ed era molto più fantasiosa della zia, che al contrario era sempre stanca e priva di idee. A Lei non mancavano mai le idee. La sua risata era contagiosa e riusciva a farle dimenticare che la mamma e il papà non erano lì. Lei era proprio la sua eroina. Quando sarebbe diventata vecchia voleva essere proprio come Lei. Come la sua meravigliosa nonna che, purtroppo, li aveva lasciati tanti anni prima.

"Ciao nonna." disse Sarah entrando in camera, rivolta ad una fotografia che teneva incorniciata sul comodino. "Vorrei tanto che tu fossi qui con me oggi e mi facessi sognare coi tuoi racconti fantastici, come quando ero bambina."
Nella foto, si vedeva una Sarah di sei anni, coi capelli lunghi, folti e liscissimi, ma ancora del loro castano naturale. Sedeva in braccio ad una bella signora, con occhi ridenti e il volto illuminato dall'amore per la sua nipotina. La foto era stata scattata il giorno del sesto compleanno della bimba e il viso di quella piccola Sarah era buffamente cristallizzato in un'espressione di gioia e di sorpresa mentre apriva una scatolina che le aveva regalato proprio la bella signora che sorrideva nella foto: la sua bellissima nonna Emma.

Sarah si buttò supina sul letto e sospirò forte. Avere 18 anni era difficile. Se prima si sentiva in contrasto col mondo, adesso aveva le idee ancora più confuse. Fuori di casa si mostrava forte, stravagante, vestiva con jeans strappati e magliette di pizzo nero. Ma dentro casa era la solita piccola Sarah, che collezionava bambole dagli abiti romantici e aveva una cameretta tutta rosa. Lei stessa non sapeva bene chi era e cosa voleva dalla vita. Un senso di smarrimento e di incertezza iniziò a farsi largo nel suo cuore.
Non era la prima volta che si sentiva così e Sarah conosceva l'antidoto per farle tornare il buonumore: "Ombra! Ombra, dove sei? Vieni qui, micetta! Fatti strapazzare di coccole!"

La gattina di Sarah era un tipetto furbo e intelligente. Era sinuosa e scattante, sgusciava sempre fuori da posti impensati ed aveva un bellissimo pelo morbido e nero. Per tutti questi motivi Sarah l'aveva chiamata Ombra. Ma la cosa che la ragazza amava più di lei era quella sensazione di capirsi l'un l'altra senza bisogno di parlare.
Quando Sarah era un po' giù di morale, Ombra usciva dal buio di qualche angolo per sdraiarsi sulla pancia della sua amica umana e iniziare la sua cura anti-tristezza, che consisteva in una seria meditazione (Sarah poteva vedere gli splendenti occhi della micia stringersi  in due fessure come in una sorta di trance) e in fare le fusa in quel modo ritmico e ondoso, da grande professionista.


Stranamente, Ombra non era corsa da lei oggi e Sarah iniziava a preoccuparsi. Si mise a sedere sul letto e dopo aver chiamato la gatta ancora un paio di volte, notò la sua silhouette immobile in un angolo della stanza con tutti i peli della coda irti come uno scovolino. Stava fissando qualcosa dietro l'angolo dell'armadio e, davvero, sembrava parecchio allarmata.

"Ombra... cosa c'è? Un topo?" Chiese Sarah alzandosi dal letto e avvicinandosi con circospezione al punto dove Ombra stava immobile come una statua.
Finalmente arrivò abbastanza vicina per poter vedere cosa Ombra fissasse con tanta apprensione. E non era un serpentello (di cui i gatti hanno di solito paura) o un grosso insetto peloso (anche questo scoraggia vari gatti), ma si trattava di una bambina piccolissima, alta più o meno quanto il palmo di una mano.
Sarah strizzò un paio di volte gli occhi per essere sicura che non fosse la sua vista a giocarle qualche scherzo. Invece no: sul pavimento, nascosta dietro l'angolo dell'armadio, c'era davvero una bambina minuscola con lunghi capelli scuri, una tunichetta colorata che le arrivava ai piedi e un buffo copricapo degli stessi colori. Ma la cosa più strabiliante era che dalla schiena le spuntavano due ali da farfalla!

A Sarah ci volle qualche secondo - che parve durare una vita - per riprendersi dallo sbigottimento e capire cosa stesse succedendo realmente. La bambina dalle ali rosa-farfalla stava brandendo un pugno di polvere luccicante e, a quanto pareva, era estremamente decisa a lanciarlo in faccia ad Ombra.
"Vattene via, brutto gattaccio!" Pigolò la fatina "Non mi fai paura! Se non ti togli di mezzo e non mi fai uscire subito, ti trasformo in una mosca!"
L'udire queste minacce rivolte alla sua gatta snebbiò decisamente la mente di Sarah che, senza esitazioni, piombò su Ombra e la tirò su in braccio in un secondo, stringendola protettivamente al petto.
"Ehi! Che cosa volevi fare alla mia gattina?" Domandò decisa Sarah "E... chi, cioè... cosa sei?"
La fatina si prese tutto il tempo che volle per riporre la polvere dorata in un sacchettino, rimetterlo in tasca, raddrizzarsi il cappello e ravviarsi i capelli, come se fosse appena uscita vincitrice da uno scontro epico con una creatura mostruosa. Poi, finalmente, parlò:
"Quella bestiaccia che tu chiami 'la mia gattina', mi ha tenuta bloccata in quell'angolo per quasi un quarto d'ora: saresti esasperata anche tu se un mostro di tali dimensioni minacciasse di papparti mentre stai svolgendo una missione importante!"
Sarah e Ombra ascoltavano a malapena... stavano davvero parlando con una fatina??
"E per quanto riguarda il 'cosa sono', beh... polvere dorata, ali di farfalla... non ti dicono niente? Non so se mi spiego: devo aggiungere altro?"
Nella testa di Sarah c'era una tale confusione! I suoi sentimenti, da quando era entrata in casa, erano passati dalla tristezza alla rabbia e poi dalla sorpresa al timore... ma doveva ammettere che adesso era piuttosto irritata dalla presunzione di quella creaturina!
"Beh," riprese la piccola, "fortunatamente non è successo niente di grave e adesso che sei arrivata, posso portare a temine il mio compito." La fatina si alzò in volo con una straordinaria leggerezza e, svolazzando davanti agli occhi di Sarah, le tese una piccola mano affusolata: "Adesso che ti ho trovata, devi venire con me: seguimi."


Ma quante arie si dava quella piccoletta! Prima minacciava la sua gatta e adesso pretendeva di essere seguita senza nemmeno dare una spiegazione! Sarah, marciò verso il suo letto, posò Ombra accanto a sé, accavallò le gambe e incrociò le braccia. Poi rivolse il suo nasino all'insù verso il soffitto e pronunciò decisa: "No".
Ora era la fata ad essere sbigottita! "Ma... scusa... tu sei Sarah, la nipote di Emmeralde, e oggi hai compiuto 18 anni, no?"
Come faceva quella piccola fata a sapere tutte quelle cose su di lei? Sarah cercò comunque di darsi un contegno e non sembrare troppo stupita: "Sì, tutto corretto... embè?"
"Non ci posso credere che nessuno ti abbia detto niente!" La fatina si puntò un dito alla fronte come per cercare di rimanere calma. "Cioè, tu non sai niente di cosa succede alle persone come te quando compiono 18 anni? No, evidentemente no. Te lo dico io. Hanno il permesso di entrare nel Mondo della Magia e di scoprire i tanti talenti magici che sono in loro possesso fin dalla nascita! Quindi tu mi stai dicendo che non sai di essere una Strega e magari non sai neanche che tua nonna, la compianta Emmeralde, era una delle Streghe più sagge e benvolute di tutti i tempi! Io sono qui per portarti a conoscere l'alta metà del mondo che ti appartiene e ad insegnarti a padroneggiare tutte la tue capacità magiche!"
Sarah ascoltava a bocca aperta: se glielo avesse detto chiunque altro, avrebbe pensato ad uno scherzo. Ma  glielo stava raccontando una vera fatina che stava svolazzando nervosamente davanti al suo naso!
"Nonna Emma... era una strega?" fu tutto quello che riuscì a boccheggiare Sarah.
"No, sbagliato! Era una Strega. Con la S maiuscola!" (Sarah si stupì di come le fate riuscissero a capire se qualcuno pronunciava o no una lettera maiuscola....)
" E io... sono una Strega?"
" Evviva! Cominciamo a capirci!"Sbuffò impaziente la fatina.
"Ma allora anche la mamma è una Strega..."
"No, tua madre non possiede nessun talento realmente magico. A volte questo dono può saltare qualche generazione. Tuttavia tua madre ha una spiccata intelligenza e sa imparare varie lingue con estrema facilità e memorizzare un'altissima quantità di nozioni. Emmeralde era euforica quando è nata tua madre: abbiamo festeggiato per intere settimane nel Mondo della Magia! Anche questo era parte della grandezza di tua nonna: molte Streghe e Stregoni solitamente restano delusi se i loro figli non ereditano doti magiche, mentre tua nonna era letteralmente innamorata di tua madre: andava in giro dicendo che era la sua magia meglio riuscita." Sul volto della fatina si posò impercettibilmente un velo di dolcezza e i suoi occhi sembrarono guardare nella sua memoria, sorridendo al ricordo di bei tempi lontani.
"Quando sei nata tu, tua nonna ha capito subito che avevi il Dono. Le Streghe della stessa famiglia si percepiscono tra loro. La gioia per la tua nascita fu diversa da quella per la nascita di tua madre. Emmeralde se la voleva tenere tutta per sé, come se avesse trovato la mappa di un tesoro, ma tutti capivano dai suoi occhi sorridenti che doveva esserle successa una cosa bellissima. Quando qualcuno le chiedeva il perché della sua aura raggiante, lei quasi glielo bisbigliava nell'orecchio, come se stesse rivelando di aver trovato qualcosa di estremamente prezioso. Poi filava via per tornare a casa da te e noi non la vedevamo per settimane. Mentre scorrevano gli anni, Emmeralde ci raccontava quanto le somigliassi e quanto fosse bello giocare con te. Ci mostrava le tue foto per farci vedere quanto crescevi e diventavi bella. Alle fate e alle Streghe più giovani, durante notti particolarmente fredde e buie, raccontava, davanti al caminetto della sua casa magica, come passavate il tempo insieme e di come fosse profondo l'amore che vi legava."
"Quindi la nonna raccontava di me, come se fossi una favola, a fate e Streghette?" A Sarah venne da sorridere!
"Ahahah! Sì!!!" Rise la fatina. "E magari a te raccontava storie di un mondo magico dove c'erano maghi e folletti!"
"Sìììì! E' vero!" Rise Sarah e pensò che la magia di sua nonna doveva essere davvero potente visto che solo il ricordarla stava trasformando una piccola fata scorbutica in una creatura dolce e sorridente.
La fatina si presentò: "Scusami se non mi sono presentata prima, ma la tua gatta mi ha messo una tale paura! Adesso che la guardo in braccio a te, però, capisco che è buona." Sarah e la fatina guardarono Ombra che ad occhi spalancati non perdeva di vista nemmeno un battito d'ali e di nuovo venne loro da ridere! "Io mi chiamo Lumilla e sono stata designata dalla tua stessa nonna a farti da guida nel Mondo Magico. Tutte le nuove Streghe hanno una fata-guida che le aiuta a muovere i primi passi in questo Mondo ancora sconosciuto. Emmeralde doveva dirti tutte queste cose... ma se ne è andata così all'improvviso che non deve avere fatto in tempo a spiegarti niente. Probabilmente stava aspettando che tu diventassi più grande per dirti la verità." Nella stanza ci fu un momento di penoso silenzio.
Lumilla continuò: "Adesso sei più tranquilla? Credi in quello che ti ho detto e sei disposta a conoscere il tuo futuro magico?"
Il cuore di Sarah si riempì di gioia! Quello si stava rivelando il compleanno più straordinario che avesse mai vissuto, quasi come fosse l'ultimo incredibile regalo della sua adorata nonna!

"Sì!" rispose stavolta entusiasticamente Sarah. "Come si fa ad arrivarci?"
"Allora... è molto semplice. Devo aprire un portale che ci conduca nella dimensione della Magia... Uhmmm... qual'è il muro più spazioso dove potere aprire una porta? Ah, eccolo!" Lumilla, estrasse da un'altra tasca invisibile del suo vestitino una minuscola bacchetta magica fatta di cristallo colorato in tutte le sfumature dell'arcobaleno e la puntò decisa verso un muro dove campeggiava un enorme poster di un gruppo musicale. "Vabbé... anche se quel foglio con quei quattro ceffi si bruciacchierà un po' non fa niente, vero?" Chiese con aria di sufficienza.
Sarah scattò in piedi come una molla: accidenti, aveva fatto appena in tempo a pensare che in fondo quella fata fosse buona e carina!
"Eh, no!" Minacciò la ragazza frapponendosi a braccia aperte tra la piccola e potenzialmente pericolosa bacchetta e il poster. "Questi sono i Four Ways, la boy band più brava e famosa del mondo! Non sai che fatica che ho fatto a trovarlo su Internet, era terminato dappertutto! Tu non puoi capire: io li amo, sono fantastici e non permetterò a niente e a nessuno, neanche a un Troll, di rovinarmi questo poster!"
"E tu non sai niente di Troll! Se fosse stato per loro te lo avrebbero rubato e rivenduto a dieci volte tanto! Uffa... va bene, aspetterò che tu lo tolga e POI aprirò il portale."
"Grazie tante, Sua Maestà!" La schernì cinica Sarah. Si affrettò a togliere le puntine da disegno che fissavano la grande foto al muro e la arrotolò con cura.


"Ora fatti da parte e vedrai la prima grande magia della tua vita!" Lumilla afferrò la bacchetta magica con entrambe le mani, la puntò contro il muro e pronunciò forte e chiaro: "Dagasgargà, ottilo hu, quam ke le te, namkaravà karapé!"
Mentre Sarah sperava che non tutte le formule magiche fossero da dire in quella lingua arzigogolata, la bacchetta di Lumilla iniziò a vibrare. Poi a scuotersi. La fatina la teneva saldamente con le mani: sembrava un pescatore che avesse preso all'amo uno squalo.
Poi, all'improvviso, un fascio di luce azzurra esplose dalla punta della bacchetta e torcendosi su stesso andò a colpire il centro della parete. Diventava quasi una massa liquida e, mentre si espandeva sul muro, cambiava colore: prima era azzurra, poi perlata con mille scintillii iridescenti. Ora sembrava fatta di una gelatina dorata che piano piano stava prendendo forma.
Sarah non riusciva a guardare direttamente quella luce grandiosa e fu costretta a schermarsi gli occhi con le dita. L'enorme potenza di quella magia muoveva l'aria ad ondate, facendo vorticare i capelli di Sarah tutt'intorno alla sua testa e precipitando peluche e bambole dai loro ripiani.
Tra la griglia che formavano le sue dita, Sarah riuscì a vedere che ora la massa gelatinosa somigliava di più a oro fuso che stava prendendo forma come dentro a degli stampi invisibili: fiori dai lunghi steli, intrecci di fogliame perfettamente disegnati, corolle eleganti. Sul suo muro si stava materializzando un arco floreale dorato e al suo interno appariva una grande porta in legno pregiato, con grandi cardini d'oro e una serratura d'argento.
A Sarah non pareva vero di avere in camera sua una porta che sembrava rubata alla Regina delle fate!
Quando tutto il vorticare cessò e anche l'ultimo chiodo d'argento si fu materializzato, Lumilla si asciugò il sudore col dorso della mano: "Uff!! Accidenti, che fatica! Aprire un portale così è un lavoro troppo grande per una fatina piccola come me! Ma è andato tutto bene! Sarah, questa è la porta che ti condurrà nel Mondo della Magia!"
"Evviva!" esclamò Sarah, quasi battendo le mani e saltellando seduta sul letto.
"Bene," proseguì Lumilla, "Adesso tocca a a te: prendi la Chiave Incantata e girala nella serratura d'argento."
Nella mente di Sarah si formò il vuoto: "Chiave? Quale chiave? Cioè... IO dovrei avere la chiave per aprire QUELLO?"
Lumilla iniziò a tirarsi i capelli con le minuscole manine: "Non ci posso credere! Non ci posso credere! Non hai neanche la Chiave Incantata! E adesso come facciamo? No... non è possibile. Tua nonna Emmeralde DEVE avertela data! In genere la Chiave Incantata si regala ai giovani Stregoni e alle giovani Streghe quando compiono 6 anni!"
Gli occhi di Sarah saettarono verso la fotografia che teneva sul comodino. "Ma certo!" Esclamò. "Il regalo contenuto in quella scatolina era una chiave d'argento! Nonna mi aveva detto che era una chiave magica e io la adoravo così tanto che la portavo spesso come ciondolo portafortuna... ma che fine avrà fatto adesso?"
"Non dirmi che l'hai perduta!" Lumilla era in preda ad una crisi isterica!
"Ma no, ma no... deve essere nel bauletto dove da bambina riponevo tutti i miei tesori. L'ultima volta, mi sembra di averlo visto in cima all'armadio..."
Mentre Lumilla squittiva tutto il suo disappunto per la scarsa preparazione stregonesca di Sarah, la ragazza aveva già preso la sedia e si era arrampicata alla ricerca del bauletto.
"Eccola!" esclamò Sarah scendendo dalla sedia e mostrando il piccolo forziere aperto alla fatina. "Visto che era qui? Non c'era bisogno di fare tutto quel baccano!"
Lumilla emise un profondo sospiro di sollievo. Una meravigliosa chiave d'argento con una impugnatura a forma di quadrifoglio scintillava sopra ad un piccolo cumulo di bigiotteria.


Sarah si avvicinò alla Porta Magica con la chiave stretta in mano. Deglutì. Improvvisamente aveva paura. Tremava così tanto dall'emozione che non riusciva a mirare la serratura luccicante. Cosa l'attendeva dall'altra parte? E se qualcosa fosse andato storto? E se non fosse più riuscita a tornare indietro? Non aveva neanche fatto in tempo ad avvisare i suoi genitori e neanche sua zia.

Lupus in fabula! La zia stava rientrando in quel momento dal supermercato: "Sarah! Tesoro, sei già arrivata?" La sua voce squillò dalla porta d'ingresso. "Buon compleanno, cucciola! Ti ho preso una torta gelato buonissima e 18 candeline carinissime! Ma... Sarah...? Dove sei? Sei in camera tua? Posso entrare?"
I passi della zia iniziarono a ticchettare lungo il corridoio che portava alla camera della nipote.

"Sta arrivando la zia! Posso salutarla e dirle di non preoccuparsi?"
"Ma sei matta? Non ci pensare nemmeno, almeno per due ragioni: se qualcuno che non è magico vede una Strega compiere un incantesimo, questa perde tutti i suoi poteri! E secondo: se entriamo nel portale ADESSO, il tempo di questa dimensione si fermerà in questo preciso istante e quando tu tornerai, anch'esso tornerà a scorrere: troverai tua zia che sta ancora camminando nel corridoio: per lei non sarà successo niente! Adesso sbrigati! Apri quella porta! Compi il tuo primo incantesimo!!"

Zia... dimensioni... tempo... il mio primo incantesimo... A Sarah girava la testa quando finalmente infilò la chiave con decisione nella serratura facendola scattare. La porta si aprì inondando ogni cosa di una luce perlata e accecante.
"Dai!" La incalzò Lumilla "Presto, saltiamo dentro!"
"Ma non si vede niente! Non vedo nessun Mondo Magico.. solo questa luce potentissima!"
Lumilla la implorò: "Ti devi fidare di me! Ti prego, Sarah! Se tua zia entrasse adesso sarebbero grossi guai! Fidati, per piacere! SALTA!"

La ragazza si diede un'ultima occhiata alle spalle: la maniglia della sua porta iniziava ad abbassarsi e Ombra, terrorizzata, guardava tutto nascosta nel cassettone sotto al letto.
"Nonna, ti prego, veglia su di me." Fu l'unico pensiero di Sarah. Poi chiuse gli occhi e balzò attraverso la porta dorata.

FINE CAPITOLO 1
Vi aspetto tutti al prossimo capitolo! Mi raccomando, amici: commentate qui sotto!